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Una sequestrata al telefono: "Le rapite diventano schiave sessuali"

di Lucia Esposito domenica 24 agosto 2014

2' di lettura

[TESTO]Ancora nelle mani dei sequestratori: oltre ai reporter di varia nazionalità, ci sono anche loro, le due giovani volontarie italiane, Vanessa Marzullo e Greta Ramelli, sarebbero state rapite da uomini armati, forse criminali comuni o forse no, in Siria, nei dintorni di Aleppo. Anche il reporter americano James Foley barbaramente ucciso era stato rapito in Siria. Le due ragazze, fondatrici del Progetto Horryaty (un’iniziativa di solidarietà per la Siria), erano entrate il 28 luglio da Atma, paese posto sul confine tra Turchia e Siria. A pochi chilometri di distanza c’è l’omonimo campo profughi, uno dei più grandi del Paese. La zona di Atma è una specie di porto di mare in cui vanno e vengono diversi gruppi combattenti, ma frequentato anche da cellule dell’Isis e bande criminali. Non è chiaro cosa siano venute a fare in Siria le due ragazze, se entrate con un carico di medicinali o viveri di prima necessità da consegnare o se per una missione esplorativa. Il rapimento sarebbe avvenuto ad Aleppo, intorno alle quattro di notte tra il 31 luglio e il primo di agosto, secondo quanto riferito da fonti locali. E da allora non si hanno notizie - per lo meno non ufficiali - di dove si trovino. La preoccupazione cresce, visto quel che sta accadendo in terra irachena e non solo. È vivissimo l’orrore provocato dal video in cui Foley viene decapitato da un guerrigliero dell’Isis che già si accumulano nuove, agghiaccianti testimonianze di quanto avviene in terra irachena. Come riporta il sito online della rivistaTempi all’emittente televisiva curda Rudaw è arrivata la telefonata di una ragazza rapita da un gruppo di miliziani fondamentalisti, che ha lanciato uno straziante appello: «Diverse ragazze si sono suicidate. Oggi una ragazza si è impiccata con il velo ed è morta. Salvateci, salvateci. Chiunque possa sentire la nostra voce, Stati Uniti, Europa, chiunque, per favore aiutateci, salvateci». La giovane ha spiegato di far parte di un gruppo di duecento ragazze irachene yazidi, rapite e sessualmente schiavizzate dai miliziani, alcune delle quali, dopo aver subito soprusi e violenze, si sono suicidate.  Continua a leggere l'articolo di Caterina Maniaci su Libero in edicola oggi, giovedì 21 agosto

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