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Roma, un uomo rischia 10 anni di carcere per aver rubato 22 pigne: "usò violenza sul pino"

di Leonardo Grilli domenica 7 giugno 2015

2' di lettura

La giustizia italiana non finisce mai di stupire. In un paese dove i processi durano anni e dove la pena è tutt’altro che una certezza delle volte i magistrati si accaniscono per delle sciocchezze. È quello che sta succedendo a Roma, dove dal 2012 sta andando avanti un processo che vede imputato un uomo per aver rubato 22 pigne da un albero nel giardino comunale in via Libero Leonardi, nel quartiere romano di Torre Maura. E già qui sembrerebbe assurdo, ma se si vanno a spulciare le motivazioni e le accuse la situazione diventa addirittura surreale. Come riporta il Corriere di Roma Dorel Bancila, questo il nome del romeno 57enne, rischia da 3 a 10 anni per furto aggravato. Lo “stupro” – Aggravato certo, ma da cosa? Ebbene, dal fatto che secondo la procura Bancila avrebbe “usato violenza sul pino staccando la pigna”. Ora, viene spontaneo chiedersi come avrebbe potuto staccare i frutti senza commettere “violenza”, ma andiamo oltre. Seconda aggravante è che il furto è stato commesso in uno spazio di “pubblica utilità” come il parco pubblico. Sono proprio queste due circostanze, per quanto la prima sia assurda, a creare una sorta di vizio di forma e a impedire al magistrato di applicare il principio della tenuità del danno. Dello stesso avviso è anche l’avvocato romano Francesco Caroleo Grimaldi, secondo cui “La contestazione delle circostanze appare esagerata visto il basso valore patrimoniale di una pigna”. Il fatto – Il calvario di Bancila è iniziato la mattina del 29 settembre del 2012, quando l’uomo ha cominciato a raccogliere le pigne nel parco dove gli alberi erano stati piantati da poco. La mietitura prosegue finché non arrivano due vigili urbani, intervenuti sul posto dopo la denuncia di un passante. I vigili quindi prima identificano l’uomo e poi sequestrano le 22 pigne. Tre anni dunque che va avanti un processo che sarebbe esilarante se non fosse che si stanno sprecando dei soldi pubblici e del tempo che i funzionari dello stato farebbero bene a impiegare in modo più produttivo. Il precedente dell’oleandro – Non è la prima volta che accade un fatto simile. Nel 2011 un etiope fu processato, e poi prosciolto dopo un lungo processo, per aver strappato il ramo di un oleandro da regalare alla sua fidanzata. Anche allora il rischio era di scontare tre anni in carcere.

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