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Omicidio di Garlasco, Alberto Stasi condannato a 16 anni. I graffi, le scarpe e la bici, ecco le prove che lo hanno incastrato

di Eliana Giusto domenica 21 dicembre 2014

3' di lettura

Alberto Stasi condannato a 16 anni di carcere: è la clamorosa sentenza dell'Appello bis sul giallo di Garlasco, dove il 13 agosto 2007 fu uccisa la sua fidanzata Chiara Poggi, 26 anni. Niente aggravante della crudeltà e pena dimezzata rispetto alla richiesta dell'accusa, di 30 anni. Tuttavia, si tratta di un vero e proprio ribaltone perché in primo grado e nel primo processo d'Appello l'imputato era stato assolto, mentre un anno e mezzo fa la Cassazione aveva stabilito la ripetizione dell'Appello, richiedendo di rivedere con maggiore attenzione l'esame di alcune prove e imponendo nuove perizie. E una di queste, l'analisi della camminata compiuta in quella tragica mattina da Alberto nella casa della fidanzata, potrebbe aver pesato non poco sulla sentenza. Lo si saprà con certezza tra 90 giorni, quando verranno depositate le motivazioni. Per ora, non si può far altro che ripercorrere le tappe di questo giallo lungo 7 anni, pieni di polemiche, colpi di scena e sospetti.  Come detto, per la Suprema Corte che si pronunciò nell'aprile 2013, i processi precedenti erano pieni di buchi ed errori, secondo gli avvocati della famiglia della vittima, Francesco Compagna e Gian Luigi Tizzoni, "ci sono 11 indizi gravi, precisi e concordanti" che portano a una unica conclusione: a ucciderla è stato Alberto Stasi. Camminata - Partiamo dalla ripetizione della camminata dell’imputato, l’esame disposto per capire come abbia fatto Stasi a non calpestare il sangue entrando in casa della fidanzata. Come ricorda Salvatore Garzillo su Libero di mercoledì 17 dicembre, secondo i legali dei Poggi il nuovo test ha stabilito definitivamente che per la quantità di sangue e la sua disposizione è impossibile che le suole non si siano sporcate. La ripetizione ha permesso di evidenziare un'impronta di piede lasciata dall'assassino: la perizia dice che è compatibile con la suola di una Frau numero 42, proprio il numero di Stasi che nell'armadio aveva un paio di scarpe della stessa marca ma in versione invernale. I graffi - Altra novità: "Due graffi sul braccio dell'ex studente della Bocconi", notati da due carabinieri della stazione di Garlasco subito dopo il ritrovamento del cadavere. Ancora: l'impronta dell'anulare destro di Stasi mischiata al dna della vittima trovata sul dispenser del sapone in bagno dove "è certo che l'assassino si è lavato le mani". Le biciclette - Poi c'è il mistero delle biciclette e dei pedali. La prima è quella che la vicina di casa Franca Bermani ha raccontato di aver visto la mattina dell’omicidio: una "bici nera da donna con portapacchi posteriore" appoggiata al muretto della villa. Per una serie di disattenzioni è stata sequestrata solo 7 anni dopo e solo allora si è scoperto che aveva dei pedali diversi, i pedali di una "Giubileo" Umberto Dei da uomo, color bordeaux, di proprietà di Alberto. Secondo l'accusa, Stasi va da Chiara con la bici nera, la uccide, torna indietro e lascia sui pedali le tracce. Avendo poi saputo della testimonianza, avrebbe scambiato i pedali con la Giubileo rendendo "pulita" la bici nera. Per passaggi quasi illogici, gli investigatori sequestrano però non quella nera ma quella bordeaux, e le indagini si arenano. Anche per questo Stasi è stato assolto due volte, in primo grado nel 2009 e in appello nel 2011, sempre per mancanza di prove, dell'arma del delitto e del movente.  

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