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Idv Liguria, il rimborso si fa sexy: le consigliere lo spendevano in slip e reggiseni

La Procura di Genova indaga sullo shopping delle dipietriste. La ex Piredda: "Denunciai la mancanza di trasparenza"
di Giulio Bucchi domenica 27 gennaio 2013

L'ex vicepresidente del consiglio regionale della Liguria, l'Idv Marylin Fusco

3' di lettura

di Andrea Morigi Per scorrere l’elenco delle spese sospette del gruppo Italia dei Valori alla Regione Liguria, occorre una calcolatrice. Forse per questo alcuni consiglieri dipietristi, avevano chiesto il rimborso di un testo come Nuova matematica a colori, consigliato per gli alunni di terza media? Si sa che la cultura non è il punto di forza maggiore dell’ex pm di Mani Pulite. Così la sua classe dirigente si era impegnata in un corso accelerato di storia e letteratura a colpi di volumi sul fascismo e su Churchill, approfondimenti sulla Seconda Guerra Mondiale per finire con le liriche leopardiane e i romanzi di Umberto Eco. Tutto giustificato con lo scopo di sostenere l’attività dei consiglieri, la comunicazione, funzioni di editoria e studio.  Peccato per il loro leader che, dopo aver ottenuto un’infarinatura di nozioni, gli eletti se ne siano andati via praticamente tutti, a partire dall’ex vicepresidente del consiglio regionale Marilyn Fusco a Nicolò Scialfa (ora entrambi nel gruppo Diritti e Libertà - Centro Democratico) e Stefano Quaini (passato a Sinistra e Libertà). Fa eccezione soltanto l’ex pasionaria dell’Alitalia Maruska Piredda, rimasta fedele alla lista nella quale è stata eletta. Divenuta capogruppo dell’Idv, ora respinge ogni accusa: «Già in tempi non sospetti avevo denunciato mancanza di trasparenza nella gestione dei fondi destinati al gruppo regionale ed ero stata io per prima a chiedere che fosse fatta chiarezza», spiega la Piredda, che chiede trasparenza.  «Per quanto mi riguarda, posso assicurare che non ho mai speso soldi pubblici per finalità estranee alla mia attività di consigliere regionale. Anzi, posso tranquillamente affermare che le spese da me sostenute per la mia attività politica sono state superiori a quelle effettivamente rimborsatemi dal gruppo regionale. Per quanto concerne gli scontrini per spese personali di cui tanto si   è parlato in questi giorni - precisa Piredda - voglio innanzitutto capire se effettivamente alcuni di essi siano riconducibili a me e se così fosse come ciò sia potuto accadere perchè ripeto: tutto il denaro che il gruppo regionale mi ha consegnato è stato speso esclusivamente per attività connesse allo svolgimento del mio incarico di consigliere regionale, come prevede la legge». Resta da vedere a chi si debbano effettivamente attribuire quegli 82,66 euro di acquisti di biancheria intima femminile, compreso un reggiseno push-up e cinque slip, circa quattromila euro in alimentari, qualche centinaio in profumeria e un conto da un’ottantina di euro in lavanderia per cuscini, federe, lenzuola, accappatoio, piumone e cuscini. I panni sporchi si dovrebbero lavare in casa, ma evidentemente, che abbiano abbandonato o no, si sono preparati alla trasferta con oltre 1.500 euro spesi in diverse valigerie, oltre un migliaio in arredamenti e divani, abbigliamento e generi vari. Senza contare i circa 21.500 euro di bar e ristorante. Hanno mangiato e bevuto, per affrontare le fatiche della vita politica. Ora sono tutti indagati dalla Procura di Genova, insieme al tesoriere del partito in Liguria,  Giorgio De Lucchi, e a una funzionaria dell’Agenzia delle Entrate, accusati di appropriazione indebita e favoreggiamento. Proprio nel corso di una perquisizione a casa di De Lucchi a Sarzana, la Guardia di Finanza ha sequestrato la documentazione delle spese addebitate sulla carta di credito del partito dai quattro consiglieri regionali, attualmente sotto inchiesta per peculato. E per ora i riflettori si sono accesi soltanto sugli anni 2010 e 2011. Le verifiche sul 2012 sono ancora in corso.Meno eclatanti le spese di rappresentanza di Pdl, Pd e Udc. Gli unici che sembrano rimanere indenni sono i leghisti. Perciò il segretario ligure della Lega Nord e capolista alla Camera, Sonia Viale, sostiene che «la politica deve avere il coraggio di dire ai cittadini chi ha sbagliato, solo così può recuperare la fiducia». L’invito è a venire allo scoperto: «Chi ha delle responsabilità deve farsi avanti, non gettare fango su chi invece non ha responsabilità. C’era una legge, probabilmente sbagliata, che è stata modificata. In virtù di quella legge c'è stato un uso dei soldi pubblici improprio dal punto di vista morale. Questo in politica ha comunque un valore. Bisogna sempre distinguere la responsabilità penale, che è compito della magistratura individuare, dalla responsabilità politica, che deve venire ancora prima del giudizio penale. Altrimenti l'antipolitica dilaga nel nostro Paese».          

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