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"Sono un agente del Kgb"Tutte le folli telefonateal centralino della polizia

Esigenze imbarazzanti, richieste assurde: ecco tutte le chiamate alla Questura
di Lucia Esposito domenica 24 novembre 2013

La polizia davanti all'ambasciata

3' di lettura

Pronto? Sono l’agente Ak47 del Kgb, sono sotto copertura, ho bisogno di una missione. Passo». L’agente segreto Fisher chiama al centralino della Questura di Milano ogni 10-15 giorni, è uno dei tanti habitué che si rivolgono al 113 per richieste assurde, esigenze imbarazzanti o semplicemente per parlare. «L’agente Fisher - spiega uno degli agenti della sala operativa - in realtà è un paziente di un ospedale psichiatrico. Quando ci chiede la missione noi gli diciamo che gli manderemo una volante di supporto e lui si placa per un po’. Poi, due settimane dopo richiama». L’agente è giovane ma ha il tono paterno di chi è abituato a rassicurare la gente. «Siamo addestrati per qualunque situazione e prestiamo la massima attenzione anche di fronte alle telefonate più strane. Certo, a volte è difficile non ridere». Per esempio?  «Qualche mese fa ha chiamato una donna in lacrime, era disperata, diceva che era un’emergenza. Ho pensato a una cosa seria. E invece mi ha detto che a poche ore dal matrimonio della figlia il parrucchiere aveva dato forfait». E cosa voleva da voi? «Voleva che intervenissimo, che risolvessimo la situazione. In quel caso l’abbiamo tranquillizzata e suggerito di rivolgersi a qualcun altro. Un’altra volta, invece, ha chiamato lo Spirito Santo».  Prego? «Un tizio ha detto: «Sono lo Spirito Santo in persona, chiamo voi perché mi state simpatici, ma badate bene che se non mi arriva una pizza entro le due faccio saltare tutto per aria!». Ogni giorno al centralino arrivano circa 900 chiamate, e di queste solo il 70% diventa un intervento. Ma in quel 30% si nasconde un’umanità incredibile. «Chiamano anziani, casi psichiatrici. Abbiamo 20-30 aficionados, l’elenco si aggiorna circa ogni due settimane perché qualcuno muore e altri prendono il posto. C’è gente che ci chiede di ricaricargli la scheda telefonica perché non ha soldi, genitori di 70 anni che non sono in grado di impedire ai figli di fumare e vogliono che siamo noi a rimproverarli. Loro non sanno che ho 25 anni, che potrei essergli nipote, per loro è la voce della polizia».  Non mancano neppure gli avvistamenti di ufo sopra il Duomo. «Vedono pipistrelli, gli alieni; capita di frequente che segnalino strane luci dalla finestra, che poi scopriamo essere i ladri in un appartamento di fronte. Per questo non sottovalutiamo nulla». Come si fa a distinguere un mitomane? «L’esperienza, anche se a volte si nascondono bene. Comunque ci vuole tanta pazienza. Altrimenti non potresti rispondere a una donna che ti chiede di cambiare le rotte degli aerei di Linate perché abita vicino all’aeroporto». Faceva sul serio? «Certo, ha detto che suo marito era un chimico che aveva studiato le scie chimiche e che erano molto pericolose. Le ho detto che avremmo provveduto a girare la segnalazione a chi di dovere».  Alla fine capita anche che ci si affezioni, come nel caso di Katia. «Chiama tutti i giorni. Avrà una sessantina d’anni, forse di più, ci racconta la sua vita oppure ci dedica una canzone, soprattutto Celentano e Albano. Ci dice «metto un secondo la dentiera» e attacca. Se la giornata o il momento non è particolarmente complicato le parliamo, altrimenti le chiediamo di richiamare e lei capisce». L’attenzione per gli anziani (già alta di solito) si riserva maggiormente nel week end e la mattina presto, ma per Katia fanno un’eccezione. «È una donna molto preparata in fisica, mi ha fatto delle vere lezioni. Anche il 118 la conosce, tant’è che ci confrontiamo sulle sue condizioni e se la sento un po’ depressa chiedo ai sanitari che ne pensano». Cercate di accontentare tutti. L’agente si ferma un istante a riflettere, poi dice ridendo «più o meno». Roba piccante? «Una volta un signore ha sbagliato numero e ha chiesto uno scambio di coppia. Un’altra donna si è lamentata del fatto che il marito non faceva più sesso con lei e ci ha chiesto di accertare sul posto. Abbiamo lasciato stare». Male, visto che la Cassazione ha condannato a 3.100 di multa un marito di Trapani che non si concedeva da tempo. di Salvatore Garzillo

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