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"Il cattivo tedesco e il bravo italiano": i luoghi comuni della Seconda guerra mondiale

Lo storico Focardi e la "rimozione delle colpe": russi e alleati hanno molto influito sull'immagine positiva dei nostri soldati. Ma gli esempi sanguinosi non mancavano
di Giulio Bucchi sabato 30 marzo 2013

2' di lettura

di Marco Petrelli Il Cattivo Tedesco e il bravo italiano – la rimozione delle colpe della seconda guerra mondiale (La Terza, 2013) riapre una vecchia ferita, quella dei rapporti tra Italia e Germania nella guerra dell'Asse. Nelle stesse ore in cui Giorgio Napolitano e Joachim Gauck visitano insieme Sant'Anna, abbiamo fatto qualche domanda a Filippo Focardi, docente dell'Università di Padova e autore del volume.  Perché rimozione?  "Per oltre mezzo secolo il Paese ha dimenticato di aver combattuto per tre anni una guerra imperiale o , per definirla come il titolo di un volume di Davide Rodogno, finalizzata ad un Nuovo Ordine mediterraneo".  Come nasce lo stereotipo degli italiani brava gente?  "Tanti gli attori che hanno concorso alla costruzione dell'immagine del bravo italiano, vittima del tedesco anche da forza occupante".  Ovvero?  "Sovietici e alleati tratteggiarono per primi l'immagine del buon italiano poi, dopo l'Armistizio le forze antifasciste rimarcarono la partecipazione alla guerra di Liberazione, anche con il fine di scongiurare una pace eccessivamente rigida. Linea condivisa dalla monarchia: esponenti del governo di Brindisi come Pietro Badoglio e Taddeo Orlando si erano macchiati di crimini di guerra verso i quali cercarono di tutelarsi".  Tedeschi: buoni o cattivi?  "Sicuramente ferrei, rigidi, tuttavia ci furono casi documentati di perfetta sincronia tra i due alleati al fronte. Diciamo che, in situazioni critiche, lo spirito di sopravvivenza spesso prendeva il sopravvento, dando luogo a casi di prepotenza o egoismo, casi spunto per costruire l'immagine del camerata tedesco che abbandona gli italiani in difficoltà".  E il soldato stile Capitano Corelli?  "L'italiano ha certamente mostrato una sensibilità maggiore rispetto ai tedeschi, ma è anche ricorso a misure draconiane, come nel caso del già citato generale Taddeo Orlando in Slovenia contro le forze partigiane e i civili jugoslavi". 

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