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Politici, dirigenti, interi quartieri: così la 'ndrangheta s'è presa il Nord

Esponenti di partito comprati, aree urbane elettoralmente indirizzabili, colletti bianchi: la "capitale morale" è solo un ricordo
di Giulio Bucchi sabato 13 ottobre 2012

2' di lettura

di Andrea Scaglia L’assessore definito con disprezzo «pisciaturu» che frigna davanti al mafioso. La cosca calabrese e il clan camorristico che s’affrontano e poi s’accordano sul commerciante da “proteggere”. Condomìni e quartieri elettoralmente indirizzabili a piacimento. Ecco a voi la Milano 2012, purulenta di crimine e malaffare. E par quasi di vederla riflessa sul duomo, questa figura d’esponente «moderno» della ’ndrangheta - così lo definisce il magistrato. Eugenio Costantino, personaggio centrale dell’inchiesta che ha portato all’arresto dell’assessore regionale lombardo Domenico “Mimmo” Zambetti.  Cosentino di anni 51,  Costantino è «commerciante molto inserito nell’hinterland nord di Milano». Gestore di fatto di quattro botteghe “Compro oro”, quelle che negli ultimi anni si sono moltiplicate fra chiacchiere e sospetti, da lui intestate a moglie e amante e prestanome. Uno che «non si sporca, sempre ben vestito e dotato di una certa cultura, capace di relazionarsi». L’emblema del colletto bianco che, nonostante la sua non sia famiglia mafiosa, «ha deciso di stringere per convenienza rapporti organici con la ‘ndrangheta lombarda». Uno squalo che segnala ai clan gli imprenditori in difficoltà da spremere in cambio di «protezione», e anche i politici da arruolare. Agisce come «rappresentante» e «portavoce» delle cosche. Blandisce, tesse e, senza fretta, monetizza. È  lui che fa visite regolari a Zambetti, stempera le ire del boss, incassa i soldi dovuti in cambio di quei 4mila voti risultati decisivi per l’elezione.  Ed è davanti a Costantino che lo sciagurato assessore scoppia in un pianto disperato e patetico, col primo poi a commentare con il compare che «lui, sai quante persone ha fatto piangere? Solo così, non c’è altra alternativa per farli piangere. Ecco perché sarò sempre dalla parte della delinquenza». Leggi l'articolo integrale di Andrea Scaglia su Libero in edicola oggi, venerdì 12 ottobre

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