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Emergenza sismica in Val PadanaStretta nella morsa tra Alpi e Appenini

Gli esperti: il sisma di ieri e quelli degli scorsi mesi sono la conseguenza della compressione tra nord e sud che si crea fra le due zolle del pianeta
di Nicoletta Orlandi Posti sabato 26 maggio 2012

3' di lettura

  Si sapeva che sarebbe arrivato un forte terremoto al Nord, ma, come sempre in questi casi, non poteva essere previsto quando. L'Africa sta avanzando verso l'Europa. E' questa, secondo i sismologi la causa delle tante scosse di terremoto che si stanno registrando in pianura padana. O meglio, il terremoto e lo sciame sismico che lo ha preceduto e lo seguiranno in queste ore sono la conseguenza della compressione tra nord e sud che si crea fra le due zolle del pianeta. I terremoti più forti della sequenza registrata sono dovuti a un fenomeno di compressione attiva in direzione nord-sud, legato alla spinta dell’Appennino settentrionale verso nord, al di sopra della placca adriatica.    Oltre cento scosse nella notte. Sette morti, 4mila sfollati Leggi l'approfondimento L'estensione della zona attiva, confrontata con la magnitudo degli eventi principali, suggerisce - è stato spiegato - che ad essersi attivato sia un sistema di faglie complesso, e non una singola faglia. La sequenza sismica ha interessato la regione padana, già sede di terremoti rilevanti nei mesi passati. In particolare, lo scorso gennaio la zona appenninica di Reggio Emilia e Parma era stata colpita da terremoti di magnitudo 4.9 e 5.4, a distanza di pochissimi giorni. I due terremoti di gennaio, sebbene avvenuti a profondità molto diverse (30 e 60 km) rispetto ai 6-8 km di quelli odierni, sono anch’essi legati ai movimenti della stessa "microplacca adriatica", che negli ultimi mesi ha avuto un’attività piuttosto intensa.    La sequenza sismica di Modena-Ferrara ha interessato un’area a pericolosità medio-bassa della penisola italiana. Lo dicono gli esperti dell’Ingv, che oggi pomeriggio hanno tenuto una conferenza stampa nella sede romana. L’evento più forte è avvenuto alle 4,03 e ha avuto magnitudo Richter (Ml) 5.9 (Mw5.9). La replica più forte è avvenuta alle 15,18, con Ml 5.1 (Mw5.0). Finora sono state localizzate oltre 100 repliche, di cui 6 di magnitudo compresa tra 4 e 5; 27 di magnitudo tra 3 e 4, e oltre 75 di magnitudo inferiore. Le informazioni storiche per l’area sismogenica attivatasi oggi evidenziano un’attività non molto frequente, con alcuni terremoti significativi nelle aree adiacenti. In particolare, un evento sismico che appare simile a quello odierno colpì Ferrara nel 1570, causando danni fino all’ottavo grado Mercalli (MCS). Un altro evento storico di interesse e studiato di recente è quello avvenuto nel 1639 con epicentro nei pressi di Finale Emilia, ove produsse effetti del VII-VIII grado MCS. L’Istituo nazionale di geologia e vulcanologia sta seguendo il fenomeno dalla sala di monitoraggio sismico. Inoltre, alcune squadre di sismologi e geologi sono sul campo per le verifiche degli effetti del terremoto e per installare strumenti che permettano un monitoraggio ancora più dettagliato del fenomeno. Dalla mappa epicentrale aggiornata alle 18,30 emerge che la scossa con magnitudo 5.1 è avvenuta circa 10 km a est del primo, più vicino alla città di Ferrara. L'intera struttura delineata dalle repliche si estende per oltre 30 km in senso est-ovest. La Pianura Padana è prevedibile che continuerà a sussultare come ha fatto negli ultimi tempi. E quindi terremoti intorno al quinto grado della scala Richter è verosimile che possano ancora verificarsi. Alessandro Martelli, ingegnere sismico e direttore del centro Enea di Bologna, spiega ad affaritaliani.it che il centro Grandi rischi era stato allertato. Martelli aggiunge anche che il prossimo terremoto di forte intensità è previsto al sud.

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