Rischiano il processo per omicidio stradale sia Fares Bouzidi, l'amico di Ramy Elgaml, sia il carabiniere che lo inseguì la notte dell'incidente stradale. Ramy, 19enne egiziano, è morto a Milano lo scorso novembre mentre era a bordo di uno scooter, guidato da Fares, che si è schiantato dopo un inseguimento con i carabinieri. Oggi la procura di Milano ha chiuso le indagini sull'incidente. E dunque entrambi, secondo i pm, avrebbero avuto delle responsabilità.
I pm Giancarla Serafini e Marco Cirigliano, della procura guidata da Marcello Viola, hanno però sottolineato delle differenze tra le presunte responsabilità: l'omicidio stradale contestato a Bouzidi è aggravato da una serie di violazioni al codice della strada, come la mancanza della patente e la guida sotto l'effetto di sostanze stupefacenti. Mentre il capo d'imputazione per il carabiniere è un omicidio stradale "semplice" che contesta imprudenza e imperizia.
L’incidente in cui ha perso la vita Ramy è avvenuto al culmine di un lungo inseguimento, otto chilometri, durato venti minuti e terminato all’incrocio tra via Ripamonti e via Quaranta. La moto, inseguita dai carabinieri, ha perso il controllo e si è schiantata. Sempre per quella fuga, nei giorni scorsi Bouzidi è stato condannato a 2 anni e 8 mesi per resistenza a pubblico ufficiale. Domenico Romaniello, ingegnere consulente dei pm, nella sua relazione ha fatto presente che quando lo scooter tentò di svoltare a sinistra all'incrocio, sbandò e deviò improvvisamente a destra e il carabiniere dell'ultima macchina inseguitrice se lo trovò in traiettoria, non riuscendo quindi a sterzare né a sinistra né a destra. Il rischio era di travolgere o la moto o un passante. Tentò di frenare, ma per il consulente fu impossibile a quel punto evitare l'urto e lo schianto finale dei due mezzi verso un palo di un semaforo.