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Cucchi, perizia Corte d'Assise: morì per malnutrizione

La consulenza della Corte d'Assise sul ragazzo morto una settimana dopo l'arresto: "La responsabilità è dei medico. Difficile stabilire origine lesioni"
di Andrea Tempestini sabato 15 dicembre 2012

Stefano Cucchi

2' di lettura

"La causa della morte di Stefano Cucchi, per univoco convergere dei dati anamnestico clinici e delle risultanze anatomopatologiche, va identificata in una sindrome da inanizione". E’ quanto scrivono i periti incaricati dalla terza corte di assise di Roma di stabilire le cause della morte di Stefano Cucchi, deceduto il 21 ottobre del 2009 nel reparto giudiziario dell’ospedale Sandro Pertini a pochi giorni dal suo arresto. "Con il termine di morte per inanizione - scrivono i periti - si indica una sindrome sostenuta da mancanza (o grande carenza) di alimenti e liquidi".  Il decesso - "In questo contesto - si legge nella relazione di 190 pagine - pare anche inutile perdersi in discussioni sulla causa ultima del decesso. Se vale a dire - scrivono ancora i periti nominati dalla corte di assise - esso sia da ricondursi terminalmente ad un disturbo del ritmo cardiaco, piuttosto che della funzionalità cerebrale, trattandosi di ipotesi entrambe valide ed ugualmente sostenibili. Questo anche in considerazione del fatto che il decesso (vuoi per causa ultima cardiaca, vuoi per causa ultima cerebrale) intervenne nelle prime ore della mattinata del 22 ottobre quando, quanto meno a partire da due-tre giorni prima, già si era instaurato il catabolismo proteico, indice come abbiamo visto sopra di una prognosi 'a brevè sicuramente infausta". Il trasferimento - "In mani esperte l’allarme rosso era in atto con gli esami del 19 ottobre 2009 e che da questo momento Cucchi, per avere un trattamento appropriato, doveva essere trasferito in una struttura di terapia intensiva". Lo dicono i sei periti incaricati dalla terza corte d’assise di Roma di stabilire le cause della morte di Stefano Cucchi, in un documento depositato questa mattina in cancelleria."Un trasferimento ed un trattamento immediato - rilevano gli esperti riferendosi al personale sanitario che ha avuto in cura Cucchi - avrebbero probabilmente ancora consentito di recuperare il paziente. E’ intuibile che se il trasferimento del paziente fosse stato rimandato le di lui possibilità di sopravvivenza si sarebbero proporzionalmente e progressivamente ridotte, fino a raggiungere livelli molto bassi in data 20 ottobre ed ad annullarsi in data 21 ottobre". Per la morte di Cucchi sono imputati tre agenti della polizia penitenziaria e nove tra medici e infermieri dell’ospedale Sandro Pertini.

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