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"Muri in camicia nera": quando i murales erano fascisti

Intervista all'autore Claudio Marsilio
di Giulio Bucchi domenica 9 dicembre 2012

2' di lettura

di Marco Petrelli Voi siete l'aurora della vita, voi siete la speranza della Patria Era la fine degli anni Novanta e quella scritta troneggiava ancora nell’atrio del mio liceo. "Che ci fa lì?", chiedeva sorpreso qualcuno. Risposta che in parte arriva con Muri in camicia nera (Ed. Libreria europa, 2012, 18 euro) di Claudio Marsilio, architetto romano che ha svolto un importante lavoro di ricerca e catalogazione dei 'murales neri', testimonianze visive della nostra storia.  Perché Muri in camicia nera? "Negli anni 30 Starace riportò su muri degli edifici pubblici alcuni significativi motti fascisti, diversi dei quali giunti fino a noi. Ho voluto raccontare la storia di quei 'murales', dalla realizzazione ai recenti tentativi di cancellarli". Quante 'scritte' ha censito in Italia? "Il grosso del lavoro l'ho svolto in Abruzzo, per motivi che descrivo nell'introduzione. Ho pubblicato più di 400 foto tra scritte, lapidi, monumenti sia del Ventennio che della guerra civile e del referendum del 2 Giugno 1946". Ne sopravvivono ancora molte? "A Roma la  Lista n° 1 Garibaldi del Municipio XI è stata restaurata e restituita alla collettività. Intervento pubblico che auspico possa essere esteso anche ad altre testimonianze". Durante la sua ricerca quali sono state quelle che la hanno più colpita? "Mosciano Sant'Angelo: un Mussolini sorridente, con il fez, ritratto su un edificio vicino al palazzo Comunale. Un'immagine meno marziale alla quale la storiografia non chi ha mai abituati. Non a caso l'ho scelta come copertina del volume". Quale è stata l'accoglienza riservata all'opera? "Finora positiva. Muri in camicia nera racconta un pezzo di storia italiana se vuoi anche singolare: murales che testimoniano un governo durato 20 anni. Una storia a immagini alla quale ho voluto dare un taglio leggero ma professionale e scevro da contaminazioni nostalgiche".

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