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Coronavirus, quando un Paese si dichiara "guarito": protocollo Ebola-Sars, perché sarà lunghissima

mercoledì 18 marzo 2020

1' di lettura

Il primo passo per la procedura che dichiara la "guarigione" dei paesi che sono stati colpiti da un virus è trovare l’ultimo soggetto positivo al test. Se guarisce, gli si fanno due prelievi del sangue a distanza di 48 ore. Se anche l’analisi del secondo prelievo è negativa, allora a partire dal giorno del secondo prelievo scatta un periodo di tempo che corrisponde al doppio del tempo di incubazione del virus, per tenersi sicuri. Nel caso invece del coronavirus che causa il Covid-19 il tempo di incubazione è di due settimane, quindi serve ancora un mese. Se in questo intervallo di tempo non ci sono casi di trasmissione del virus, allora il paese è dichiarato “virus free”. Lo scrive il Foglio in edicola oggi.

Per ipotesi – poco probabile scrive sempre il Foglio – che in Italia l’ultimo contagiato fosse dichiarato guarito ad aprile, il paese sarebbe virus free soltanto a maggio. Con il rischio di perdere subito lo status se permettesse troppo presto gli spostamenti. In passato - vedi i casi Ebola e Sars - per annunciare di essersi liberati dal virus i paesi colpiti dovevano dimostrare che non era avvenuto nessun contagio per venti giorni. Uscire dalla lista dei paesi colpiti da un’epidemia è complicato ed è possibile che nei prossimi mesi ne parleremo molto.

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