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Roma, dal test del Dna

nuove prove contro Bianchini
di Dario Mazzocchi venerdì 31 luglio 2009

2' di lettura

Le indagini sullo stupratore seriale di Roma si allargano dopo che altre tracce biologiche appartenenti a due donne, ancora non identificate, sono state trovate su un paio di pantaloni di Luca Bianchini. È solo l’ultimo dei risvolti in seguito al test sul Dna eseguito su tracce di liquido seminale. Alla luce di questo risultato i pm Maria Cordova e Antonella Nespola hanno deciso di recuperare gli atti relativi ad una trentina di stupri irrisolti. Dai riscontri biologici infatti, oltre a quelli di Bianchini, sono stati tracciati con certezza i profili genetici di due donne attualmente non identificate tra quelle che sono state aggredite e che hanno denunciato il fatto negli ultimi mesi. Fascicoli riaperti - Molti fascicoli contro ignoti sono stati riaperti di recente dopo violenze e tentate violenze sessuali, su indicazione del pubblico ministero Maria Cordova, che coordina il pool che persegue i reati di natura sessuale, con la collega Antonella Nespola. Per Bianchini, dopo la conferma del Dna, è un certo aggravamento dei sospetti a suo carico. 30 indagini - Complessivamente, sarebbero circa 30 le indagini che dovranno esser vagliate nei prossimi giorni. Secondo quanto si è appreso, per prima cosa gli inquirenti procederanno cercando casi simili per "dinamica operativa seguita dall'aggressore"; poi dove il "metodo" può essere sovrapponibile a quello di Bianchini - con aggressioni nei garage, a volto coperto - si procederà al confronto delle tracce di dna repertate. Nel frattempo l'ufficio del giudice delle indagini preliminari non ha ancora sciolto la riserva rispetto all'istanza presentata dai difensori di Bianchini, perché il loro assistito venga visitato in carcere da un medico. La Procura ha dato parere negativo, non rintracciando i motivi per far sottoporre ad analisi l'indagato, che sinora ha sempre rigettato le accuse.

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