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Don Biancalani teneva gli immigrati in mezzo ai topi: la sinistra che dice?

Claudia Osmetti
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Ha pure detto che «è normale», quando ha provato a giustificarsi: che tutto sommato, in campagna, «i topi ci sono sempre stati». E dopo (anzi: quasi subito) ha riattaccato con la solita litania che «siamo tartassati» e «nel mirino» e ci fanno «controlli su controlli solo perché aiutiamo i migranti». Vicofaro, Pistoia. Don Massimo Biancalani ha un diavolo per ognuno dei suoi capelli brizzolati: e per un prete, anche uno come lui, di quelli che preferiscono le polo o le magliette sportive all'abito talare, non dev' essere una bella sensazione. È imbufalito, don Massimo. È che pochi giorni fa, il tribunale di Pistoia lo ha condannato a un mese di carcere e a un'ammenda di 1.200 euro. Non perché sia uno che si dà da fare con i disperati che cercano un po' di pace qui da noi, come dice lui: ma perché, quando le autorità hanno mandato gli ispettori a fare le verifiche sulle strutture che usa come case dell'accoglienza, hanno trovato una serie di carenze igieniche che li hanno insospettiti. Dai rifiuti (quelli ingombranti, mica cartacce) abbandonati nelle pertinenze della canonica, ad alcuni ratti che ancora scodinzolavano tutto attorno.

STANDARD SANITARI
Così è saltato sulle furie: ma come? «Condannato per non aver ottemperato alle continue vessazioni del Comune di Pistoia», ha scritto d'impeto sui social. Come se la colpa fosse degli altri, cioè dell'amministrazione comunale che chiede (a tutti, non solo a don Massimo) un po' di decoro e standard igienico-sanitario adeguati (i quali, lo ripetiamo: valgono per chiunque. Tanto per fare un esempio, pure per i bar e i ristoranti e i centri di aggregazione laica di Pistoia. Non unicamente per il suo che si rivolge ai richiedenti asilo). «È normale in una situazione in cui tante persone sono concentrate nello stesso luogo», ha continuato a sfogarsi sulle pagine della stampa locale toscana, «dobbiamo fare tutto da soli, non abbiamo contributi dallo Stato. E i topi? Ma questi, qui, ci sono sempre stati. Siamo in campagna». Che, lasciamo perdere, se con una frase del genere se ne uscisse un qualsiasi albergatore pizzicato a non aver pulito tre volte il giardino del suo hotel, se lo mangerebbero vivo.

MARCIA INDIETRO
Lui no. Don Massimo non ci sta. Ha minacciato persino qualche bislacca forma di disubbidienza civile: «La tentazione è di non fare ricorso e neppure di pagare, perché la sento come una profonda ingiustizia da parte delle istituzioni che, invece di aiutarci, ci mettono in difficoltà». E pazienza se quei controlli della Asl e della polizia municipale sono diventati chiacchierati fin da quest'estate, quando gli operatori sanitari di Pistoia si sono ritrovati ai cancelli della parrocchia di Vicofaro e hanno dovuto fare marcia indietro perché don Massimo non c'era, era fuori città e ha chiesto loro di non entrare perché c'erano «diversi ragazzi problematici che avrebbero potuto spaventarsi o reagire male davanti alla polizia». Pazienza se già in quell'occasione, era luglio agosto, è scattata una denuncia e il segretario della Lega, Matteo Salvini, l'aveva commentata con un laconico «la legge è uguale per tutti, caro don». Già, ecco appunto Salvini. Con don Massimo è un botta e risposta che va avanti almeno dal 2017, ossia da quando il sacerdote ha portato alcuni migranti in piscina e quelle foto, pubblicate sui social, avevano fatto infuriare il leader del Carroccio (che da lì a poco sarebbe diventato ministro dell'Interno) e raccolto il plauso di mezza sinistra.

LA DENUNCIA
Adesso don Massimo ha già fatto sapere che «al più presto presenterò una denuncia contro il sindaco Tommasi (Alessandro Tommasi, primo cittadino di Pistoia, Fratelli d'Italia, ndr) per abbandono di quattro bambini piccoli ospitati nel centro. Loro guardano i topi, a noi stanno a cuore le persone. Ci aiutino ad accoglierli nel modo più umano possibile. L'accoglienza è compito dello Stato, delle amministrazioni locali e anche della Chiesa. E invece tutti, ma proprio tutti, ci hanno lasciati soli e condannano me alla galera». (Tra parentesi: vada come vada, ricorso o no e pagamento idem, il prelato, in carcere, non si farà neanche un giorno per la sospensione condizionale. Chiusa parentesi). In media, nella canonica di Vicofaro, ci sono più di 150 migranti. Alle volte arrivano anche a 180. E Tommasi, il sindaco di cui sopra, ad aprile si è ritrovato con l'ufficio in Municipio pieno di lamentele da parte dei pistoiesi per via delle «risse continue, urla, aree pubbliche trasformate a cielo aperto». «Accogliere e integrare è un diritto e un dovere», sottolineava Salvini due mesi fa, «ma lo è altrettanto il rispetto delle regole e del prossimo».

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