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Sharm el Sheik, cos'è l'avvelenamento da contatto: la verità su Andrea

giovedì 12 gennaio 2023

2' di lettura

Il drammatico caso di Andrea Manosperti ha portato l’opinione pubblica ad approfondire il team dell’avvelenamento da contatto. Inizialmente si pensava che il bimbo palermitano di 6 anni fosse morto a Sharm el Sheik a causa di un’intossicazione alimentare, ma a quanto pare non è andata così. Il Corriere della Sera ha provato a fare chiarezza interpellando un esperto, quale è Carlo Locatelli, direttore del centro antiveleni dell’istituto clinico scientifico Maugeri di Pavia. 

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“Parliamo di avvelenamento da contatto - ha dichiarato - quando un agente chimico riesce a passare nell’organismo attraverso la cute e a raggiungere organi interni vitali come cuore o cervello, causando disfunzioni importanti, anche fatali. L’assorbimento attraverso la cute di una sostanza tossica è molto più lenta che l’avvelenamento attraverso l’intestino o l’apparato respiratorio e ci vuole tempo prima che la situazione diventi critica”. Sebbene quella dell’avvelenamento da contatto sia l’ipotesi attualmente più accreditata, non è invece ancora noto quale sia la sostanza tossica che ha comportato la morte del bimbo palermitano. 

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Una possibilità potrebbe essere legata alle meduse velenose, che però avrebbero dovuto lasciare un segno sulla cute e soprattutto colpire non solo il bimbo, ma anche i genitori, dato che sono stati male pure loro. Un’altra possibilità è che abbiano assorbito per via cutanea la tossina di un veleno per piante o di un insetticida: 2Esistono pochi veleni che possono essere assorbiti rapidamente per via cutanea, tra questi pesticidi - ha spiegato Locatelli al Corsera - ma oltre ad avere un odore nauseabondo, a livello diagnostico è facilmente riconoscibile un avvelenamento del genere ed è raro comunque arrivare a complicazioni tanto gravi, a meno che non ci siano esposizioni importanti. Solo agenti nervini possono provocare un’intossicazione così rapida, non i pesticidi utilizzati in agricoltura”. 

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