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Plasmon, profezia-choc in uno spot: "L'ultimo italiano nel 2050"

Daniele Dell'Orco
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 A guardare i 7 minuti di cortometraggio che Plasmon, l’agenzia Dude e il regista Beppe Tufarulo hanno realizzato per prendere posizione sul tema della denatalità in Italia non si riesce a distinguere bene se la serenità del piccolo protagonista, Adamo, faccia più male di un suo eventuale malessere. Nel distopico progetto chiamato Adamo 2050, i creatori lo immaginano come l’ultimo bimbo nato in Italia in un futuro appunto molto molto vicino. L’atmosfera fatta di reparti maternità chiusi e asili vuoti ricorda vagamente le spettrali scene del lockdown, e anche in quel caso, non iperbolico bensì tremendamente reale, i genitori si erano ritrovati a dover battagliare per proteggere i propri figli dal senso di privazione. Un fardello che lacerava più i grandi dei piccoli, consci del disagio e dell'inedita ingiustizia che la loro progenie si era trovata a fronteggiare. Ebbene, Adamo, il beffardo nome scelto per chiamare l’ultimo uomo come il primo, nella sua bolla, pur circondato dall’amore dei genitori, vive proprio così, sereno, ma allo stesso tempo trasmette angoscia a chi sa che la sua non può essere la normalità che vogliamo.
 

ATTO D’ACCUSA
Lo spot di Plasmon è collegato ad una piattaforma di comunicazione (www.adamo2050.com) in cui gli utenti possono approfondire il tema della natalità con una serie di dati, mostrare il proprio sostegno alla causa e sottoscrivere la “Promessa di Adamo”. Alcuni numeri sono davvero allarmanti: in 8 anni la popolazione italiana si è contratta di 1,3 milioni di persone (una città grande come Milano); nel 2021 in Italia si contavano 5,4 anziani per ogni bambino (negli anni '50 il rapporto era addirittura 1:1); solo lo 0,3% dei nuovi nati nel mondo viene alla luce nel nostro Paese. Una campagna a suo modo shock che arriverà fino agli Stati Generali della Natalità in programma a Roma l'11 e 12 maggio. L’obiettivo è portare soluzioni al problema per poi arrivare a una proposta di legge sul tema della natalità: «La piattaforma Adamo 2050 ha l’ambizione di mettere attorno allo stesso tavolo sia le aziende e le istituzioni, con l’obiettivo di poter formulare proposte tangibili che garantiscano a tutti, qualora lo desiderino, la possibilità di costruire una famiglia», ha spiegato Francesco Meschieri, head of marketing di Plasmon. Già, perché nel j’accuse di Adamo 2050 il messaggio è rivolto certamente alla politica, ma anche al mondo del lavoro e in qualche modo al carrierismo tipico di questo secolo, che ha convinto sempre più giovani che i figli siano un ostacolo al raggiungimento dei propri obiettivi o ancor peggio uno spreco di risorse economiche da sottrarre alla propria vita quotidiana.
Chissà, Plasmon e gli ideatori della campagna avranno anche pensato di poter trovare terreno un po’ più fertile ora che Giorgia Meloni è a Palazzo Chigi. Quello degli incentivi alla natalità è un tema storicamente caro al premier e al suo governo, che già nella legge di bilancio appena varata ha investito in questo settore circa un miliardo e mezzo di euro, con misure come l’aumento del 50% dell’assegno unico per le famiglie con tre figli, l’iva scesa al 5% su pannolini, biberon, latte artificiale e altri prodotti per l’infanzia, la maggiorazione per i figli disabili dell’assegno unico che diventa strutturale, il congedo parentale facoltativo retribuito al 30%.
 

ALTRI INTERVENTI PER I FIGLI
Ma Meloni ha promesso molto di più: stabilire un progressivo aumento del quoziente familiare, incrementare gli importi per l’assegno unico (fino a 300 euro al mese per il primo anno di vita e 260 dai 2 ai 18 anni), introdurre ulteriori facilitazioni alle giovani coppie per l’acquisto della casa e un incentivo alle aziende che assumono neo-mamme e che favoriscono la conciliazione lavoro-famiglia e il rafforzamento dei congedi parentali e di maternità, sostenere i Comuni per rendere più accessibili asili pubblici e privati. Un piano che Meloni ha voluto esporre già a inizio anno anche a Papa Francesco durante la sua visita in Vaticano, visto che lo stesso Pontefice aveva più volte lanciato l'allarme. Il 2050 è dietro l'angolo, e Adamo non dovrà nascere solo. 

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