Il corpo nel mirino

Alpini? Un anno di accuse ingiuste, adesso basta molestarli

Alessandro Gonzato

Gli Alpini il fango lo spalano dalle strade. Dalle case alluvionate. Lo rimuovono dopo le frane. Là tra le selve ed i burroni/ là tra le nebbie fredde e il gelo, piantan con forza i lor picconi le vie rendon più brevi/ E quando il sole brucia e scalda le cime e le profondità/ il fiero Alpino scruta e guarda, pronto a dare il “Chi va là?”/ Oh valore Alpin! L’anno scorso, con colate di fango sparate a potenza massima, una minoranza agguerrita col favore di una certa grancassa mediatica ha provato a insozzare le “penne nere”. L’adunata nazionale degli Alpini a Rimini descritta come un ritrovo di molestatori. Palpeggiamenti e apprezzamenti spinti denunciati su stampa e social ma non alle forze dell’ordine e il motivo s’era subito capito: l’unica presentata, da una 25enne, è stata immediatamente archiviata. E dire che per l’Associazione femminista progressista “Non una di meno” era successo il finimondo. Ieri, a Udine, è iniziata la 94esima adunata, che terminerà domenica.

I SOLITI NOTI
Da giorni gli stessi quotidiani e programmi televisivi han no riacceso i riflettori. In quest’anno di infamanti accuse l’Ana, l’Associazione Nazionale Alpini, ha perfino dovuto redigere un vademecum comportamentale per mettersi al riparo da altre muni zioni di fango già pronte a partire qualora la grancassa risuonasse. Il Comune di Udine sulla facciata ha esposto uno striscione con su scritto “Zero Tolerance e gli Alpini contro la violenza di genere”. Zero Tolerance è un servizio del Comune di Udine che contrasta la violenza sulle donne. Sui telefoni rimbalza uno screenshot, una schermata, col seguente messaggio: «Attenzione, manderanno donne a provocare e a far si toccare per poi denuncia re, non cedete alle provoca zioni. Avranno complici che filmeranno». Vero, falso? Vedremo. Sara se ne frega di tutte queste polemiche e prepara lo zaino per Udine. Sara ha 30 anni, di cognome fa Zanotto, è Alpina da quando ne aveva 20 e dal 2019 dirige il periodico “Fameja Alpina”, Famiglia Alpina, organo di informazione delle “penne nere” di Treviso.

Lei è di Mussolente, paesino della provincia di Vicenza confinante con Bassano del Grappa. Anche il papà è Alpino ma non ha condizionato la scelta. «I valori degli Alpini li abbiamo tatuati sottopelle, sono quelli che hanno portato tanti di noi in Emilia in questi giorni per il maltempo», dice a Libero. «L’Alpino è una cosa. Poi se c’è un singolo che si comporta male è una responsabilità personale, ma vale per qualsiasi categoria e mestiere. La storia del nostro Corpo parla chiaro». Sara non polemizza, il tono è pacato ma deciso. Non avrebbe mai voluto lasciare l’Esercito ma una frattura alla gamba rimediata mentre era in vacanza l’ha costretta ad abbandonare il Corpo: niente idoneità fisica e fine di un sogno, ma solo in parte, perché la giovane Alpina è diventata direttrice della rivista- la prima donna a ricoprire l’incarico - ma anche molto altro. «Ci troviamo ogni settimana per aiutare i comuni con gli scuolabus, per dare una mano a chi è in difficoltà, nelle emergenze e nella quotidianità. Io ho 30 anni e sono in forze, ma è davvero incredibile la passione di chi ne ha 70-80 e ogni giorno si fa in quattro».

SCUOLA DI VITA
Gli Alpini in servizio sono circa 11mila, le donne sono poco più di mille. Sara non ha mai avuto problemi, anzi: «Neanche mezzo. Mi hanno trattata come dovevano ed era giusto, come tutti gli altri. D’altronde eravamo lì per scelta. Con me c’erano una ventina di ragazze, alcune sono diventate grandi amiche. È stata un’università formativa», racconta, «tre anni nell’Esercito ti insegnano a lavorare». Oltre a dirigere “Fameja Alpina” Sara si occupa di marketing in un’azienda di Thiene. Cos’ha pensato l’anno scorso quando è scoppiata la polemica? «Niente. Non ho mai avuto dubbi. Mi hanno cercato in tanti per intervistarmi ma sinceramente non sapevo cosa dire: come fai a commentare qualcosa che è totalmente fuori dai nostri valori? Lo dico con la massima tranquillità. Se uno avesse fatto quelle cose non sarebbe stato un Alpino, ma un cretino, punto». Dai fidi tetti del villaggio i bravi alpini son partiti/mostran la forza ed il coraggio della lor salda gioventù.