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Delitto di via Poma, "oggi l'assassino...": clamoroso 33 anni dopo il massacro di Simonetta

domenica 6 agosto 2023

2' di lettura

In merito a questo articolo riceviamo e pubblichiamo la rettifica dell'avvocato Alessandro Grimaldi, legale di Federico Valle che è stato erroneamente citato nel testo. A tal proposito l'avvocato Grimaldi afferma che il suo assistito, come dimostrato dalla lettura degli atti processuali, in primo luogo non abitava nello stabile di via Poma e la sera dell'omicidio non si trovava all'interno del palazzo ma era altrove. 

Era il 7 agosto 1990 quando Simonetta Cesaroni fu trovata morta. Aveva solo 20 anni e fu trucidata con 29 coltellate. Il corpo fu scoperto intorno alle 23.30 dello stesso giorno della sorella Paola. Si tratta del famigerato delitto di via Poma, avvenuto in via Poma 2, a Roma.

E ora, a distanza di oltre 30 anni, intervistato da TgCom parla Giuseppe Macinati, figlio di Mario Macinati, il factotum dell'avvocato Francesco Caracciolo di Sarno, presidente regionale degli Ostelli della Gioventù, nei cui uffici fu trovata morta Simonetta. "È passato tanto, troppo tempo. I ricordi sono ormai offuscati", premette Macinati. E poi aggiunge: "Ho sempre pensato che a chiamare a casa mia, quel pomeriggio, fosse stata la polizia che aveva appena ritrovato il corpo. Invece, non era così".

In seguito, per il delitto furono indagati e prosciolti il portiere dello stabile, Pietrino Vanacore, il giovane Federico Valle, nipote dell’architetto Cesare Valle, che la sera dell'omicidio era presente in quell'ala dello stabile, dove risiedeva, e l'ex fidanzato di Simonetta Cesaroni, Raniero Busco, poi assolto poiché non c'entrava nulla. Un delitto che 33 anni dopo ancora non è stato risolto.

Parlando di quanto emerso dalla commissione d'inchiesta sul caso, sottolinea: "Premetto che io non ho anticipato niente. Sono passati tanti anni. Ho cercato di ricostruire pressappoco a che ora erano arrivate quelle telefonate. Ma io non potevo sapere che erano avvenute prima della scoperta del corpo. Io per tanti anni ho pensato che gli inquirenti avevano chiamato a casa nostra dalla sede degli Ostelli della Gioventù per cercare il presidente Caracciolo, che ne era il responsabile. Non sapevo che, invece, il corpo non era ancora stato scoperto dalla polizia. L'ho detto anche ai magistrati".

Infine, le parole che pesano come un macigno: "A me dispiace tantissimo per la famiglia di questa ragazza. Se potessi, farei di tutto per aiutare. Però, è passato tantissimo tempo, uno non può ricordarsi bene le cose dopo tutti questi anni. Forse, se me lo avessero chiesto prima, nell'imminenza dei fatti, l'assassino non sarebbe libero", conclude picchiando durissimo.

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Lucia Esposito

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