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Estate, "bombe d'acqua e bollino nero ma sono partito": clamoroso, come va a finire...

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Luca Beatrice
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Incurante delle catastrofiche previsioni riportate da quotidiani e tv, incosciente per la mia incolumità e della famiglia, venerdì 4 agosto, ovvero il giorno annunciato come un antipasto del Giudizio Universale, l’ho trascorso per buona parte in viaggio, partenza da Rovereto dove ero andato a visitare le belle mostre del Mart e arrivo in Versilia, dove passo le vacanze estive. Ho dunque attraversato Trentino, Veneto, Lombardia, Emilia e Toscana, ovvero le regioni più a rischio di calamità naturale in questo tragico 2023. Attendevo di incontrare bombe d’acqua, le nuove celle che se ho capito bene sono temporaloni concentrati, disboscamenti, alluvioni e poi, finito tutto, ripiombare nel consueto caldo africano.

È andata diversamente, invece: qualche goccia di pioggia qua e là, una piacevole frescura per tutto il viaggio favorita dal cielo nuvoloso da metà pomeriggio, e anche all’arrivo la temperatura si era alquanto abbassata ma niente a che vedere con l’autunno anticipato. Ho così dormito benissimo con le finestre chiuse. Non bastasse il clima, l’altro deterrente per rinunciare al viaggio era l’applicazione del bollino nero, che ovviamente essendo nero è fascista, molto più cattivo e spietato di quello rosso. Si preannunciavano code apocalittiche e invece il traffico era rapido e scorrevole in entrambe le direzioni di marcia. Persino il navigatore, che in un’auto tedesca la pensa come il loro ministro dell’ambiente e mi avvertiva di un ritardo di circa mezz’ora, si è dovuto ricredere perché sono giunto a destinazione puntualissimo.

In troppi ormai interroghiamo i dispositivi per sapere che tempo fa invece di guardare il cielo o annusare l’aria. Tanti, quasi tutti, ci affidiamo a “narrazioni e racconti”, nuovo insopportabile modo di dire per edulcorare discorsi sostanzialmente banali, invece di affidarci alla realtà basata sul dato di esperienza o sui corsie ricorsi storici di vichiana memoria che infatti non sbagliano mai. Dalla cultura, la teoria del pensiero unico si è trasferita nella meteorologia, frequentata da apocalittici pensatori con il primo compito di rovinare le vacanze agli italiani. Le loro elucubrazioni sono malevole, esprimono energia negativa, mirano a farti sentire un idiota se stai felice in spiaggia con i piedi a mollo dopo 11 mesi di calze e scarpe. Già proprio tu che sei al mare non ti rendi conto che gli oceani si stanno riscaldando, che la natura non ci sopporta più come avverte il velista Giovanni Soldini, che tra poco arriveranno onde alte come palazzi e per il Leviatano non c’è poi da attendere molto.

Siccome siamo umani e le nuvole vanno dove vogliono loro, tra venerdì e sabato nessuna emergenza è scattata, i titoli catastrofici di alcune testate sono scivolati verso il basso lasciando spazio a notizie più importanti, Scamacca all’Atalanta e nessuno della famiglia reale che fa gli auguri a Meghan. Dai, hanno preso un granchio, il malissimo tempo non c’è stato e a rimetterci sono stati quelli che si sono fidati e hanno rinviato la partenza, magari togliendo dei giorni alle due settimane di vacanza ed esasperando gli albergatori alle prese con disdette e rinunce. A riportare un dato di fatto, cioè quello che mi è realmente accaduto, mi sento forse un negazionista? Niente affatto, nonostante l’aria da esaltati e lo spirito da Giorno del Giudizio che mi irrita almeno quanto gli insopportabili vegetariani, leggo con curiosità ciò che dicono a proposito di un pianeta in crisi, ma non al punto da farmi condizionare. Il sospetto, niente affatto vago, e che dietro la “narrazione” del maltempo comunque e dovunque ci sia una chiara strategia politica. Il territorio dove la sinistra si sente forte, ora che sta perdendo gli ultimi pezzi, è quello ambientale, dunque lo cavalca con assurdo ideologismo come accadeva nel ‘68 con le occupazioni e gli scioperi. Se poi c’è un governo di destra l’accanimento e’ paranoico: vi ricordate forse lo stesso allarme la scorsa estate (che ad agosto ha fatto ben più caldo) quando premier era ancora Mario Draghi? La battaglia culturale che si trasforma in battaglia politica è destinata a perdere credibiiita’ e forza proprio come Caronte che nel frattempo è andato altrove a sfogare la sua rabbia dileguandosi in mille nubi refrigeranti. Mentre sto scrivendo questo pezzo il sole è caldo e l’aria è fresca, se l’apocalisse si annuncia così quasi quasi l’aspetto e intanto mi ordino un Gin Tonic.

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