Strage di Erba, il Pg: "Inverosimili piste alternative", la decisione il 16 aprile
Nell'aula di Brescia è partita oggi 1 marzo la revisione del processo sulla strage di Erba per la quale sono stati condannati in via definitiva all'ergastolo Olindo Romano e Rosa Bazzi. Per la pubblica accusa "tutte le prove sono inammissibili" perché irrilevanti e le tre consulenze non vanno acquisite, "si lanciano solo sospetti" da parte della difesa e i testi già sentiti "hanno già riferito tutto quello che potevano dire, sentirli ora sarebbe inopportuno".
I dubbi sollevati dalle difese sulle intercettazioni "sono montate sul nulla" e l'istanza di revisione presentata dal sostituto pg di Milano Cuno Tarfusser "è inammissibile perché è stata redatta e firmata da un soggetto che non è titolare" di questo potere. La sua istanza rappresenta "un unicum nella storia italiana", mentre la legittimata procura generale di Milano ha chiesto "l'inammissibilità della richiesta di revisione".
Pensare che chi ha compiuto la strage di Erba sia scappato dai tetti o dal terrazzino di casa Castagna "è illogico", così come non ha senso pensare che la criminalità organizzata abbia a che fare con il massacro. Questo è quanto sostenuto in aula dal il procuratore generale di Brescia Guido Rispoli. Contro i coniugi c'è una "cascata di prove". contro i coniugi.
Video su questo argomentoStrage Erba, a Brescia prima udienza revisione processo
"Gli assassini sono mantidi di sangue e sono armati, la corte di via Diaz è già piena di persone e quindi la difesa ipotizza la fuga dall'alto", ma "abbandona" la fuga dall'abbaino di casa Frigerio-Cherubini perché inverosimile, quindi si ritiene che la fuga viene effettuata dal terrazzino di casa Castagna "ma qui non c'è nulla: non una macchia di sangue" spiega il procuratore generale che mostra le immagini del terrazzino e di una pianta neppure spostata dai killer. "È un'offesa alla logica pensare che siano passati da quel terrazzino, su quella terrazza e su quella grondaia non è passato nessuno".
Anche la pista 'straniera' non viene ritenuta credibile. "Si parla di un 'palo', si parla di tre extracomunitari fermi intorno alle 20.20 davanti a via Diaz, ma qualsiasi autore della strage non si sarebbe fermato in strada", così come riconosciuto da tre gradi di giudizio che hanno riconosciuto la responsabilità di Olindo Romano e Rosa Bazzi, mentre le fiamme già divampavano nell'appartamento di Raffaella Castagna.
"È inverosimile pensare alla criminalità organizzata", a una vendetta nei confronti di Azouz Marzouk, marito di Raffaella, con precedenti per spaccio. "Le armi utilizzate, la spranghetta e il coltello, non sono quelli che utilizzerebbe la criminalità" che ha proprie 'regole'. "Per quale motivi uccidere donne e bambini? Questi sono ergastoli brutti. Perché uccidere Frigerio e Cherubini? La povera signora Frigerio viene inseguita per dare una lezione a Marzouk? Ma la logica dove la buttiamo?", si chiede il pg Rispoli che riporta anche un'intercettazione di Marzouk. "Dopo la strage dice che era 'il momento migliore della sua vita' e secondo quale logica si può pensare che la criminalità abbia agito e lui non sia terrorizzato?".
Un intervento lungo e articolato per provare a smontare le tre consulenze presentate dalla difesa di Olindo Romano e Rosa Bazzi, ritenute "inammissibili" per la pubblica accusa: le confessioni della coppia non sono state estorte; Mario Frigerio, unico sopravvissuto al massacro, riconosce subito nel vicino di casa Olindo; la macchia di sangue della vittima Valeria Cherubini trovata sul battitacco dell'auto della coppia è stato portato dall'ex netturbino.
Nella ricostruzione in aula si sottolinea che "non c'è una nuova prova tecnica, scientifica" nella richiesta di revisione e nessuna delle testimonianze chiesta dalla difesa "non possono ribaltare" la responsabilità dei coniugi Romano.
"Trovo odioso provare a mettere di mezzo la famiglia Castagna, sono parti lese di un crimine orrendo", uno dei passaggi dell'intervento del procuratore generale. "Siamo di fronte a una manifesta inammissibilità delle richieste di prova" da parte della difesa dei coniugi Romano, sostiene quindi l'avvocato generale dello Stato Domenico Chiaro che, insieme al procuratore generale, rappresenta la pubblica accusa nel processo di revisione.
MOVENTE - Contro Olindo Romano e Rosa Bazzi, spiega, "c'è un poderoso movente" contro la coppia condannata in via definitiva all'ergastolo per la strage di Erba c'è "lo stesso atteggiamento degli imputati, ma anche le lesioni inferte alle vittime da una mano sinistra meno forte (lei, ndr) e una destra più forte, i contenuti scritti da Olindo sulla Bibbia, i colloqui psichiatrici".
Per la pubblica accusa le prove portate per chiedere la riapertura del processo "non sono fatti nuovi e questi elementi di prova non hanno capacità demolitoria" e per questo si chiede l'"inammissibilità" della 'riapertura' del caso.
Contro l'ex netturbino c'è, ad esempio, "il video in cui parla con Picozzi che la difesa si è tenuta in tasca fino a oggi. C'è la mancanza di pentimento, la soddisfazione per quanto fatto, a Olindo scappa la frase 'io non ho avuto nessuna sensazione quando li ho uccisi, è stata una cosa normalissima come quando uno ammazza un coniglio'. Dategli l'Oscar della recitazione" dice ironicamente a sottolineare la veridicità di quanto raccontato dall'imputato. "Mai furono fatte pressioni e bisogna dirlo a gran voce per difendere chi ha lavorato a questo processo, gli interrogatori sono stati registrati dall'inizio alla fine" e "non si è mai parlato di cella matrimoniale", dice ancora.
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FRIGERIO - "Se veramente si vuole fare chiarezza, allora bisogna dire che è falso che Mario Frigerio non abbia parlato già il 15 dicembre. Voi lo sapete, dico ai difensori. Ve l’hanno fatto sentire in udienza. Il povero Frigerio l'ha detto subito: 'E' stato Olindo'", afferma.
E ancora. Non è vero che la condanna di Rosa e Olindo si basa solo su tre prove, se anche non ce ne fosse una di queste o addirittura tutte e tre avremo la possibilità di fare un processo indiziario perché tanti sono gli elementi che gravano sugli imputati" aggiunge Domenico Chiaro che, in un intervento appassionato, più volte sottolinea "l'inammissibilità" della richiesta della difesa e difende l'operato di carabinieri e "l'onore e la reputazione di colleghi che è stata continuamente calpestata" e sui quali sono state fatte accuse di 'pressioni' per far confessare la coppia Romano.
Nell'aula del tribunale di Brescia vengono intanto mostrare le foto dell'appartamento di Raffaella Castagna dopo il massacro dell'11 dicembre del 2006. Una scelta che il procuratore generale di Brescia Guido Rispoli 'giustifica' per spiegare l'illogicità di sostenere certe vie di fuga da parte degli aggressori della strage.
AZOUZ - "Sono emozionato, stiamo avendo la nostra rivincita. Inizialmente pensavo che Olindo e Rosa fossero colpevoli, poi già nel primo anno dopo il massacro ho cambiato idea e ora credo che non è stata fatta giustizia. Oggi possono riparare", ha spiegato Azouz Marzouk, marito e padre di due delle quattro vittime della strage di Erba, entrando nell’aula di Brescia.
“La pista della droga è quella che tutti vogliono far credere, ma mi danneggia visto che mi sto trasferendo in Italia. Credo non sia stata fatta giustizia e ora spetta ai giudici farla", conclude.
ROSA E OLINDO - Tra i pochi cittadini 'accreditati', per lo più giovani studenti, il racconto di Olindo e Rosa in aula "è di due persone impassibili, che assistono con attenzione" alle parole pronunciate dalla pubblica accusa che ha mostrato anche delle foto della casa del massacro.
Foto mostrate su uno schermo che, per la posizione della gabbia trasparente posta alla sinistra dell’ingresso in aula, i coniugi Romano potrebbero non aver visto. Giaccone beige lei, maglione di pile blu scuro lui, "sono seduti uno accanto all’altro, a volte bisbigliano qualcosa, si sfiorano ma poco altro" racconta chi ha la possibilità di vedere i due imputati.
"Le parole di Azouz 'Sto facendo questa lotta per tutti' è offensiva in primo luogo per le vittime ma anche per noi, e nel noi comprendo anche i fratelli Frigerio, che in tutti questi anni abbiamo difeso la verità", afferma intanto Giuseppe (Beppe) Castagna, familiare di tre delle quattro vittime della strage.
"In realtà Azouz in tutta la sua vita, prima e dopo la strage, ha sempre e solo lottato per se stesso. Prima ha sempre lasciato sola Raffaella (Castagna, ndr) ad affrontare i vicini e a difendere suo figlio, dopo ha lottato per monetizzare al meglio il suo status di vittima", accusa. Beppe, come il fratello Pietro e i figli del testimone, Elena e Andrea Frigerio, sono parti civili nel processo in corso a Brescia, ma a differenza di Azouz Marzouk hanno deciso di non essere presenti in aula per evitare il circo mediatico.
L'udienza è rinviata al 16 aprile, a parlare sarà la difesa di Olindo Romano e Rosa Bazzi