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Martina Guzzi, la prima vittima italiana degli airbag difettosi: "È uscito dalla sua sede"

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Martina Guzzi è morta lo scorso 28 maggio in un tragico incidente stradale. Un mistero, perché stando alla relazione preliminare i consulenti della procura di Catanzaro - la dottoressa Isabella Aquila, direttrice della Scuola di specializzazione di Medicina Legale e l'ingegner Roberto Arcadia, dell'Ufficio della Motorizzazione civile - la donna potrebbe essere la prima vittima italiana degli airbag difettosi.

Nello schianto "l'airbag è uscito completamente dalla sua sede". E la giovane studentessa universitaria è stata travolta in pochi minuti dal gas ad alte temperature che serve per farlo sgonfiare.

Martina Guzzi quando è morta guidava l'auto del fidanzato, una Citroën C3 che, stando a quanto riporta il Corriere della Sera, che ha potuto visionare la relazione della procura di Catanzaro, rientra nello scandalo degli airbag mortali. La relazione conferma i sospetti del sostituto procuratore Saverio Sapia. Il fidanzato di Martina aveva ricevuto una lettera di richiamo da parte della Citroën e aveva scritto alla casa automobilistica pochi giorni prima dell’incidente dicendosi disponibile a cambiarlo. "Ma da loro nessuna risposta" spiega Andrea Rubini, che con la sua Gesigroup tutela i diritti della famiglia di Martina.

La casa costruttrice giapponese Takata, fallita nel 2017, ha rifornito in tutto il mondo le auto di airbag difettosi e potenzialmente mortali. Solo negli Stati Uniti, ci sono stati 27 morti e 400 feriti. In Italia, secondo fonti non confermate ufficialmente, ci sarebbero invece 15 feriti. Le auto coinvolte potrebbero arrivare a 100 milioni.

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