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Sharon Verzeni, "Perché quella notte è uscita da sola?". Il dubbio di Roberta Bruzzone

Lucia Esposito
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Una, due, tre, quattro coltellate. Di spalle, di notte. Chi ha ucciso Sharon Verzeni? E, soprattutto, perché? Non c’è un movente (finora), non è stata trovata l’arma del delitto (non ancora). Non aveva nemici, era solare, semplice e sognava solo di sposarsi. Non ci sono ombre e neanche sbavature nella vita di questa donna di trentatré anni che faceva la barista al bar “Vanilla” di Brembate, che amava leggere e voleva dimagrire prima di comprare l’abito da sposa. Proprio per perdere peso - questa la spiegazione data dal fidanzato Sergio Ruocco - la notte del 29 luglio è uscita di casa per passeggiare lungo via Castegnate, a Terno d’Isola, nella bergamasca.

Il compagno ha detto che lui dormiva. Ha un alibi, seppur non di ferro perché nessuno può confermare che fosse effettivamente a letto. Le telecamere davanti all’abitazione della coppia e quelle lungo il tragitto percorso dalla donna, gli darebbero ragione: non è stata rilevata la sua presenza.

Molte immagini però devono essere ancora analizzate e tante di quelle visionate sono poco chiare. In questa storia ci sono troppe cose che non tornano e ogni volta che si crede di aver trovato una risposta si aprono nuovi interrogativi e ci si ritrova spalle al muro, intrappolati in un labirinto.
Per Roberta Bruzzone, criminologa e psicologa forense, la chiave per accedere al mistero di questo omicidio è capire perché la notte tra il 29 e il 30 luglio Sharon Verzeni è uscita di casa senza dire nulla al compagno.

 

 

 

Cosa non torna in questo delitto?

«Tante cose, ma io mi soffermo su una. Sharon non usciva tutte le sere, non era un suo schema comportamentale. Perché la sera in cui poi è stata ammazzata si è chiusa la porta di casa alle spalle? E perché non ha avvisato il compagno? Lui avrebbe potuto svegliarsi, non trovarla e preoccuparsi. Forse non voleva fargli sapere che andava via? E perché?»

Forse perché doveva incontrare qualcuno e non voleva che il fidanzato sapesse?

«Questo non possiamo dirlo. Potrebbe essere uscita per mille motivi».

Potrebbe aver incontrato uno squilibrato?

«Tutto è possibile, ma tenderei a escludere questa pista. La dinamica del delitto indica chiaramente che Sharon ha avuto un’interazione prolungata con il suo carnefice prima di essere uccisa».

Ipotizziamo che Sharon abbia incontrato qualcuno, non necessariamente per un incontro intimo, ma qualcuno con cui aveva concordato di vedersi. Come potrebbero essere andate le cose?

«Potrebbe esserci stata una discussione, Sharon ha continuato per la sua strada. L’interlocutore non ha preso bene l’esito della lite, l’ha lasciata andare e poi l’ha accoltellata alle spalle».

Perché sostiene che Sharon ha avuto un’interazione prolungata con il suo carnefice?

«La ragazza ha percorso 630 metri in circa cinquanta minuti. Una distanza che una persona abituata a camminare avrebbe coperto in cinque o sei minuti. Che cosa ha fatto il resto del tempo?».

Molti sostengono che l’alibi del fidanzato non sia forte.

«Le telecamere visionate finora non hanno registrato all’uscita di casa il compagno di Sharon e in più punti la donna è stata vista camminare da sola».

Purtroppo l’aggressione è avvenuta in un punto cieco, non coperto dalle telecamere, ma quella è anche una zona di spacciatori. Potrebbe esserci qualche collegamento con l’omicidio?

«Sì, Sharon potrebbe aver visto qualcosa o qualcuno che non doveva vedere. A Terno d’Isola si conoscono tutti e lei potrebbe essere diventata una testimone scomoda. Credo anche che dall’analisi del cellulare della vittima potremo avere elementi importanti per risolvere questo caso».

Oggi (ieri per chi legge, ndr) sono stati sentiti il fratello, la sorella e il cognato della vittima come persone informate sui fatti.

«Gli inquirenti vogliono sapere di più della vita di Sharon, probabilmente hanno chiesto dei rapporti con il compagno, se fossero sereni o se ci fossero problemi. Evidentemente stanno seguendo tutte le piste».

Si è parlato anche di un avvicinamento di Sharon a Scientology.

«Aveva appena finito di seguire il corso prematrimoniale nella sua parrocchia, potrebbe aver partecipato magari a qualche incontro ma da qui a dire che era entrata nella setta...».

Per il momento gli inquirenti hanno prelevato circa quaranta campioni di dna: profili genetici di familiari, abitanti della zona e soccorritori.

«Le telecamere hanno ripreso diverse persone lungo la strada. Credo che gli investigatori abbiano una ipotesi valida». Lei che idea si è fatta? «Che non bisogna cercare lontano e che molte risposte si troveranno nel cellulare di Sharon». Dubita del fidanzato? «Al momento non ho motivo per farlo. Anche la famiglia della vittima sembra legata all’uomo». La casa della coppia, però, è sotto sequestro. «Gi inquirenti si stanno muovendo a trecentosessanta gradi, non escludono nessuna pista». Pensa che ci siano delle ombre che nessuno conosceva nella vita di Sharon, descritta da tutti come una ragazza senza grilli per la testa? «Non sarebbe la prima né l’ultima “brava ragazza” ad avere dei segreti». Da dove partirebbe per risolvere questo giallo? «Dall’inizio. Perché quella sera Sharon è ucita da sola? La soluzione del giallo è in questa risposta». 

 

 

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