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Paderno Dugnano, il 17enne vuota il sacco: la partita alla Play, poi la furia e il massacro

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Un massacro “fast”. Meno di due minuti per sterminare la propria famiglia. Le coltellate? Ben 68, di cui 39 sferrate al fratellino, quello che ha subìto l’accanimento maggiore di Riccardo C.. Gli altri 29 fendenti sono serviti per uccidere i genitori, Fabio e Daniela, accorsi nella cameretta per soccorrere il figlio minore e ignari di andare incontro alla morte. Schiena, gola e petto i punti più colpiti. Da domenica scorsa via Anzio 33, a Paderno Dugnano, è diventata la via dell’orrore, quella dove un ragazzo di 17 anni ha commesso il più orribile dei crimini.


Il movente? Il ragazzo ai Carabinieri ha raccontato, piangendo, che ha “ammazzato tutti per vivere in modo libero e per uscire da quel disagio” con cui conviveva e che non aveva mai esternato al mondo. Quella sera a un certo punto, il 17enne, il fratellino Lorenzo e alcuni amici si sono spostati in cameretta per giocare alla Playstation. Poi, poco prima di mezzanotte, sono andati tutti a dormire: in quel momento, come racconta Ilgiorno, Riccardo "è esploso". Queste le sue parole agli inquirenti: “Quando avevo in mano il coltello ho iniziato e da lì ho deciso di non fermarmi più, perché pensavo che sarebbe stato peggio se mi fossi fermato. Io pensavo che una coltellata alla gola sarebbe bastata per uccidere. Ma poi, quando ho visto che non morivano, non mi sono più fermato. Pensavo che non avrebbero sofferto. Non ricordo quante coltellate ho dato a mio fratello, erano tante. Non ricordo se ho colpito prima mio padre o mia madre. Quest’ultima, però, è stata la prima ad accasciarsi a terra dopo poche coltellate. Io pensavo di inscenare che fosse stata mia madre, in modo tale da poter continuare a vivere. Il piano era di uccidere con una coltellata mio fratello e mio padre e poi far finta che mia madre mi avesse aggredito e io mi fossi difeso. Poi, quando ho visto che non morivano, ho cambiato versione, sostenendo che era stato mio padre. Avevo già pensato di commettere questo fatto. Non è stata un’idea che ho avuto ieri sera. Già la sera prima avevo intenzione di farlo, ma non l’ho fatto perché non ero convinto, non me la sentivo”.


Affermazioni, queste ultime, parzialmente ritrattate insieme al suo avvocato, Amedeo Rizza (nominato dai nonni materni) nel secondo interrogatorio al Beccaria con la procuratrice facente funzioni dei minorenni, Sabrina Ditaranto, e con la pm Elisa Sabatino: “Le frasi relative ai pensieri erano riferite al malessere e alle soluzioni per uscirne; tra queste, anche quella di andar via di casa, per andare a combattere in Ucraina per vedere la sofferenza delle persone”. La festa per i 51 anni del padre, poi, è stata il detonatore della tragedia. Al termine della serata, poco prima di mezzanotte, sono andati tutti a dormire e lì Riccardo sarebbe esploso: “Non mi riesco a dare una spiegazione, non avevo intenzione di uccidere, sono molto dispiaciuto. Quel disagio lo covavo da tempo con pensieri di morte, ma non pensavo di uccidere la mia famiglia, questa cosa l’ho pensata quella sera”. Queste, invece, le parole del suo avvocato: “Per noi la premeditazione non c’è. È stata una cosa sbagliata, ma estemporanea: è chiaro che se ci avesse riflettuto non lo avrebbe fatto. È un gesto che non avrebbe mai compiuto. Il suo dolore adesso non è per sé, ma per le vite dei familiari che non ci sono più”. I pm, però, non sono dello stesso avviso: “La nostra ipotesi non cambia, resta la premeditazione”. Per questo, per il ragazzo è stata chiesta la custodia cautelare in carcere, in attesa dell’interrogatorio di convalida del gip, Laura Margherita Pietrasanta, in programma domani mattina. Riccardo, intanto, ha chiesto di poter incontrare il nonno.

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