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Santo Romano, un altro morto ammazzato in strada: la sinistra ha spinto Napoli nel baratro

di Simone Di Meo lunedì 4 novembre 2024

3' di lettura

Napoli è Gotham City. Anzi: Napoli è peggio di Gotham City perché non ha Batman, l’eroe che combatte il crimine per ridare speranza ai cittadini. Ci sono Joker e Penguin, in compenso: i cattivi non mancano mai a queste latitudini.

L'omicidio del diciannovenne Santo Romano, ammazzato a San Sebastiano al Vesuvio da un ragazzino di 17 anni, probabilmente per un pestone su una scarpa appena comprata, arriva a distanza di una settimana da quello di Emanuele Tufano (15 anni), freddato da un proiettile vagante durante un conflitto a fuoco nella centralissima piazza Mercato tra bande di baby boss. E ancor prima c’è stato l'arresto di P. I, 16 anni, accusato di omicidio. Avrebbe giustiziato il suo migliore amico, Gennaro Ramondino (20 anni), su richiesta di un trafficante di cocaina che pensa di vivere in una puntata di Narcos. Un’iniziazione criminale tribale. «Dovevo dargli fuoco per bruciare il cadavere», ha confessato in lacrime P. I., «ma non ce l'ho fatta. Gli volevo bene».

La sinistra, che governa il capoluogo campano da trent’anni, finge di non vedere il baratro. Si accontenta del boom turistico sul quale pure lucra la malavita degli alloggi low cost e dei ristorantini che spuntano nei quartieri della movida. Quando i clan non sparano è perché stanno contando i soldi. Tutto il resto è un disastro.

La disoccupazione giovanile è al 43,7%; l'evasione scolastica segna un record (per l'anno 2023-2024) di ben 772 denunce all’autorità giudiziaria su 3.340 segnalazioni complessive. E, mentre il sindaco Gaetano Manfredi è impegnato nei giochi di palazzo per conquistare la presidenza nazionale dell’Anci e far fuori il governatore Vincenzo De Luca per prenderne il posto al prossimo giro, Napoli sprofonda al 102esimo posto in Italia per la qualità della vita per la fascia 0-10 anni (report Il Sole24Ore) e al 95esimo per quella 18-35. L’Amministrazione comunale osserva impotente l’inselvatichimento delle periferie: da Barra a Scampia, da Secondigliano a San Giovanni a Teduccio, non esiste un piano di riqualificazione né di potenziamento dei servizi. Sono isole che galleggiano in un mare di solitudine e degrado.

RAP E LEGALITÀ

«Inaccettabile il livello che ha raggiunto la violenza minorile», ha commentato il senatore leghista Gianluca Cantalamessa, capogruppo in commissione Antimafia. «Abbiamo ottenuto importanti risultati con il decreto Caivano, l'introduzione dell’educazione civica a scuola e la riforma del voto in condotta. Le famiglie, le istituzioni scolastiche e la politica devono collaborare».

I «cattivi maestri» però remano controcorrente: le fiction come Gomorra e Mare fuori e i rapper che usano il dialetto come una mitragliatrice hanno sdoganato la violenza e il malaffare come status symbol. Lo ha detto pure il procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, quando l'università Federico II ha invitato Geolier a parlare di legalità.

«Queste cose non devono passare come acqua fresca. Nei modi dovuti si deve contestare e protestare, non dobbiamo assuefarci a questo imbarbarimento, non si deve accettare cultura a basso costo», ha spiegato. «L’università è un luogo di formazione e di raffinatezza culturale e formativa. Non svendiamoci più di quanto ci siamo svenduti». Un appello caduto nel vuoto.

Quando Geolier, amico fraterno di un capocamorra condannato a 10 annidi carcere, è arrivato secondo al festival di Sanremo, Manfredi lo ha insignito della medaglia della Città. I social sono il detonatore di una bomba generazionale di cui pochi hanno compreso la pericolosità. Gennaro Panzuto è un collaboratore di giustizia. In un’altra vita è stato un killer dell’Alleanza di Secondigliano, il cartello criminale che controlla Napoli. E sa, per averli vissuti, quali sono i rischi di una narrazione sudamericana: sesso, sangue e soldi. «Invito tutte le mamme della città a boicottare la nuova fiction su Gomorra», spiega Panzuto a Libero. «Bisogna ribellarsi ai piani di Roberto Saviano e del regista Marco D’Amore di offrire ancora una volta un messaggio mortale ai nostri ragazzi. Questa serie riempirà di soldi i soliti noti ma alimenterà una spirale di violenza e di dolore di cui ci pentiremo prestissimo».

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