Cinque suore di clausura dopo aver subito anni di pressioni psicologiche e al culmine di quello che hanno definito “un inferno" si sono presentate dai carabinieri di Belluno per informare dell’allontanamento volontario, così da non far scattare le ricerche. Non ne potevano più di vivere recluse nel monastero dei SS. Gervasio e Protasio di San Giacomo di Veglia (Treviso) e lo hanno lasciato non specificando dove andranno per motivi di sicurezza.
Hanno solo motivato la fuga spiegando che è «determinata da gravi vicissitudini che stanno accadendo all’interno dello stesso e che saranno in altro modo e in altra sede meglio relazionate ed argomentate». La notizia è del Gazzettino che riporta anche che precedentemente c’erano state anche alcune denunce, una delle quali indirizzata direttamente a papa Francesco.
Dopo una serie di visite ispettive, venerdì Santo, l’abate generale dell’Ordine, Mauro Giuseppe Lepore, ha notificato il commissariamento del monastero. Il lunedì una psicologa «senza confrontarsi con i medici o psicologi che seguivano le suore, e senza alcuna valutazione clinica, ha concluso che le religiose erano state plagiate». La madre superiora, suor Aline, è stata rimossa dall’incarico. Le monache non hanno potuto impedirlo, ma hanno registrato conversazioni con frasi del tipo, come «siamo in monastero per soffrire», «i canonisti lo fanno per soldi» e persino «io sono la Chiesa, parlo a nome di Francesco».