Una pura formalità. È solo un atto di routine, un passaggio obbligato, una questione di procedura quella che ieri pomeriggio intorno alle 16 porta Andrea Sempio e sua madre, Daniela Ferrari, nei locali della caserma dei carabinieri Montebello di Milano. Non c’è assolutamente alcun aggiornamento o notifica particolare, devono limitarsi a firmare qualche scartoffia e a finalizzare l’onnipresente burocrazia per riavere indietro i telefonini che, il giorno prima, gli agenti dell’Arma del nucleo investigativo di Milano hanno sequestrato nella casa di Voghera dell’indagato e nell’appartamento dei genitori.
Prassi, niente di più. Epperò prassi che diventa una notizia, coi giornalisti e i curiosi che presidiano via Monti e che cercano un commento, una fotografia. Con loro, con Sempio e con Ferrari, c’è anche uno degli avvocati del 37enne amico fin dall’infanzia di Marco Poggi, la legale Angela Taccia. I quattro entrano e escono senza fermarsi, se ne vanno (dopo circa un’oretta e dopo aver firmato gli atti del dissequestro) da una porta differente da quella in cui sono arrivati col preciso intento di evitare i cronisti.
Durante la perquisizione di due giorni fa i militari hanno passato al setaccio casa Sempio controllando dai libri presenti sulle mensole ad alcuni biglietti di auguri e hanno portato via del materiale informatico per farne una copia (tra questo c’è ovviamente lo smartphone dell’indagato), mentre nell’abitazione dei suoi genitori hanno prelevato, oltre al materiale informatico, i vecchi diari del ragazzo. «Non c’è alcun riferimento al caso Garlasco, nulla di nulla», aveva specificato Taccia già nelle prime ore, aggiungendo che probabilmente lo scopo era quello di «tracciare un profilo psicologico» del suo assistito.