Oltre al nuovo indagato, Andrea Sempio, personaggio dalle mille sfaccettature, c’è anche uno dei suoi avvocati, Angela Taccia, amica d’infanzia e di vecchia data ancor prima che suo legale, figura che presenta molte ambiguità. Si fa riprendere dai giornalisti per strada in giro con la shopping bag di “Indagini”, il podcast di Stefano Nazzi, pubblica sui social frasi di sfida, come “guerra pura senza paura” nel giorno in cui non ha fatto presentare Andrea Sempio all’interrogatorio in Procura, per la notifica del rilevamento dell’impronta del palmo della mano sul muro delle scale verso il seminterrato, dove è stata ritrovata Chiara Poggi.
Intervistata da Repubblica, anche lei come il suo collega Lovati dubita della rilevanza di quell’impronta: “L’impronta di Andrea sulla parete? È una consulenza tecnica di parte. Andrà accertata in un contraddittorio. Per questo anche noi potremmo nominare un consulente dattiloscopico. Come confermato anche da Marco Poggi, lui, loro, frequentavano tutti gli ambienti della casa, tranne la camera da letto dei signori Poggi. Che ci sia un’impronta di Sempio lungo la scala che lui e Marco usavano per andare nel locale cantina-attrezzi, mi pare normale. Su quella parete c’è l’impronta di Sempio e ci sono le impronte di Marco. E anche dei carabinieri. Scendevano nel seminterrato per prendere dei giochi in scatola che tenevano lì”.
E qui la prima contraddizione rispetto a ciò che ha detto a Repubblica, invece, il legale dei Poggi, Gian Luigi Tizzoni, cioè che le scale che portano alla tavernetta dove fu trovato il cadavere (e l’impronta) erano frequentate da Sempio, perché lì il fratello di Chiara teneva la Playstation e i videogiochi. Nei giorni del delitto, sia la mamma della vittima sia il fratello Marco Poggi sostennero che la consolle fosse invece nella sala tv: “C’è un mobile con quattro cassetti. Nel primo dall’alto ci sono le guide telefoniche e scatole di videogiochi. Nell’ultimo piano del mobile tv invece c’è il videoregistratore e sopra la Playstation con accanto una consolle Nintendo. Invece nel seminterrato cosa c’è? Marco Poggi disse: “Scaffalature di metallo con sopra delle bottiglie di vino, riso, i resti dei cesti e pacchi di natale, giochi di società e da bambini, costumi da carnevale e scatole varie, un mobiletto con sopra delle riviste, scatole di scarpe, libri e altri oggetti che non ricordo”.
Continuando nell’intervista della Taccia a Repubblica, si parla poi di Sempio: “È molto provato. Lo è da quando è uscita la notizia della nuova indagine su di lui e ovviamente lo è sempre di più, mano a mano che passano i giorni. Ma provato non vuol dire che abbia paura. Da un punto di vista giudiziario non ha timori. Dice che gli inquirenti non possono inventarsi cose che lui non ha mai fatto. Se già per due volte hanno accertato che lui non c’entra niente con l’omicidio di Chiara, non vede come possano arrivare a conclusioni diverse. Dopo la novità dell’impronta, mi ha ripetuto quello che le ho detto”. Quanto a Stasi, la Taccia dice: “Io non ho nessuna difficoltà a dire che, se c’è una verità alternativa alla verità giudiziaria contenuta nella sentenza con cui la Cassazione ha condannato Alberto Stasi, sia giusto approfondirla”. Di cos’ha paura allora Sempio? Sempre la Taccia: “Lo spaventa l’aspetto mediatico. Tutto quello che finisce sui giornali e in tv. Ed è amareggiato e ferito nel vedere che la Procura sta facendo uscire cose, tipo i suoi appunti, i suoi quaderni, i suoi bigliettini. Ci sono per esempio appunti e quaderni dove Sempio si autoracconta. I momenti di difficoltà della vita, le buone azioni che secondo lui vanno fatte e non dette. Ci sono pagine del 2017 dove Andrea chiede e si chiede: ma perché ce l’hanno con me, ma cosa ho fatto? Lui ha sempre avuto fiducia nella giustizia. Non si è mai sottratto a niente. Adesso, è dispiaciuto”. Dov’è ora Sempio? Racconta l’avvocato: “Non è più a casa sua a Voghera. Non riusciva più nemmeno a uscire per andare al lavoro, visto l’assedio dei giornalisti. Quando ti bussano alla porta, ti cercano e ti gridano anche di notte, come vivi? Cerca, faticosamente, di continuare a lavorare. Non posso dirle se nel luogo di lavoro dove fa il commesso e dove lo avete cercato per settimane o se in un altro negozio”.
La Taccia, poi, spiega quel messaggio di sfida alla procura sui social: “Nessuna guerra sul piano personale, ho il massimo rispetto per i magistrati che fanno le indagini. Ma professionalmente è guerra: entrando in quell’aula noi siamo in guerra. E dico che le indagini che stanno facendo sono anomale, e io sono libera di dirlo. Lo slogan “lotta dura senza paura”, poi, evoca battaglie civili e sociali”. L’avvocato spiega anche il significato dell’emoticon della tigre: “È un animale tranquillo, se la lasci in pace. Uccide solo per mangiare o se è attaccata. Io ho più rispetto per i cani che per gli uomini. Guardi lo stato del mio profilo oggi: ‘Se non piaci alle persone, va bene. È quando non piaci ai cani che devi preoccuparti. Lì devi farti un esame di coscienza’. Io non ho commesso nessun illecito. Né rispetto al codice penale né rispetto al codice deontologico. Qualcuno mi critica? Mi dicono, roba da asilo? Pazienza. Io non mi nascondo. Mi hanno criticata anche perché mi sono presentata in procura alle 6.45 in jeans e felpa dei Negrita. Amen. Se penso che mi arrivano mail di minacce, questo è niente. La sola cosa che mi interessa è fare bene il mio lavoro”.
Altro particolare, oltre all’amicizia di lunga data con Sempio, la Taccia ha avuto anche una relazione con Alessandro Biasibetti, che oggi è diventato un prete. La Taccia racconta la loro infanzia: “Eravamo un gruppo di sfigati. Non andavamo alle Rotonde perché era la discoteca dei fighetti. Andavamo al Pepe Club a ascoltare musica Ska e sinistrorsa. Ogni tanto si pogava. E giocavamo a giochi in scatola”. Giochi che potrebbero contribuire oggi a salvare la vita, oppure a rovinarla, ad Andrea Sempio.