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Sicilia araba? No grazie

Lasciateci, per cortesia, quella Palermo millenaria figlia di diverse culture, persa in un immenso groviglio di case, balconi e finestre e vicoli che hanno nomi dal sapore orientale. Ma mai musulmana.
di Ignazio Stagno venerdì 23 maggio 2025

3' di lettura

“La Sicilia è tutta musulmana”. “La Sicilia è tutta araba”. Frasi apparse su qualche manuale di storia odi antropologia culturale? No. Sono state pronunciate davanti alle telecamere da alcuni ragazzi di fede musulmana intervistati a Palermo da una cronista di Fuori dal Coro. Immagini e frasi che testimoniano quanto sia ormai intriso il sottobosco della città, che per lunghissimi anni è stata amministrata dalla sinistra di Leoluca Orlando, di moschee clandestine che ora sono finite (per fortuna) nel mirino del Viminale.

Ma in quelle poche parole affidate a quei microfoni c’è un rischio incalcolabile: l’idea che un’intera terra possa diventare un califfato, un emirato, al centro del Mediterraneo. In un Paese dove qualcuno, senza far complimenti, si sfilala fascia Tricolore, simbolo di valori e radici in cui ogni italiano sa riconoscersi, è meglio spiegare come stanno le cose a chi fa finta di non capire o a chi per ignoranza storica non conosce la realtà siciliana e più in generale il nostro Paese. Chi scrive queste righe da quelle parti, tra i siculi, c’è nato e cresciuto. E non ha mai frequentato una moschea. Però di certo sarebbe una enorme bugia negare che sì, c’è stato un tempo, lontanissimo, in cui la Sicilia era musulmana. Infatti la dominazione araba in Sicilia, iniziata nell’827 con lo sbarco a Capo Granitola (oggi Campobello di Mazara), durò circa due secoli e mezzo, fino alla conquista normanna tra il 1061 e il 1087. Sotto gli arabi si diffuse la lingua e venne implementata la costruzione di importanti centri urbani come la stessa Palermo, che divenne la capitale dell’Emirato di Sicilia. Parallelamente i cristiani dell’isola furono subordinati alla sharia, la legge islamica, come diversi studi e soprattutto diverse pubblicazioni ci hanno raccontato. Cosa è rimasto? I nomi delle strade, quelle del centro storico di Palermo, ad esempio sono totalmente di radice araba. Il quartiere del Cassaro prende il nome dall’antico omonimo quartiere, chiamato in arabo Al Qasar. Ma anche la Cala, la zona del porto turistico, è a pochi passi dalla Kalsa, una vera e propria cittadella fortificata che venne costruita nel 937.

Con l’arrivo dei Normanni l’eredità araba venne col tempo sostituita con innesti, anche architettonici, che hanno riportato la cristianità al centro della città e dell’isola. Una costante presente poi con le dominazioni francesi e spagnole. Ancora oggi le moschee (quelle vere, non quelle clandestine) sono riconoscibili per le cupole rosse (San Giovanni degli Eremiti, San Giovanni dei Lebbrosi, San Cataldo, sono gli esempi più noti) che però devono fare i conti con campanili e croci cristiane che sono lì a testimoniare l’affermazione del Cristianesimo sull’Islam. I luoghi di culto islamici infatti nei secoli sono stati trasformati in chiese. E questo non è un dettaglio, un concetto che può essere calpestato con l’urlo “la Sicilia è araba!”. No, perché i siculi hanno conosciuto l’Islam sotto una dominazione. Erano dominati, forse meglio ripeterlo per essere chiari a costo di ripeterci. La fede musulmana non ha messo radici tra Palermo e Siracusa certo nell’età moderna. E in un Paese in cui qualcuno vuol trascinarci alle urne per tagliare da 10 a 5 anni i requisiti per dare la cittadinanza agli stranieri è meglio guardarci in faccia e dirci la verità: rendere semplice o almeno più immediata l’acquisizione di una patente di italianità anche per coloro che sono convinti di vivere già in una “terra araba” e che hanno l’obiettivo preciso di “convertire il maggior numero di persone” (è quello che dicono in tv) è qualcosa che deve far riflettere prima di recarsi al seggio. E lasciateci, per cortesia, quella Palermo millenaria figlia di diverse culture, persa in un immenso groviglio di case, balconi e finestre e vicoli che hanno nomi dal sapore orientale. Ma mai musulmana.

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