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Bologna, lo scandalo: cosa insegnano a scuola

di Simona Pletto mercoledì 11 giugno 2025

3' di lettura

Ci mancavano le “prove tecniche di guerra” in classe, naturalmente politicamente orientate, con tanto di sirene d’allarme a tutto volume nei corridoi degli istituti scolastici bolognesi. Scopo della rappresentazione: far meglio comprendere agli studenti che cosa provino i palestinesi a vivere sotto le bombe. Una trovata teatrale in perfetta cornice pro-Pal, ideata dall’attore e scrittore Alessandro Bergonzoni e poi approvata e diffusa dall’assessore all’Istruzione (con delega all’Educazione alla pace, ça va sans dire) del Comune di Bologna, Daniele Ara. L’iniziativa nata nella Bologna amministrata dal Pd, guarda caso realizzata i primi giorni di giugno a ridosso della manifestazione di piazza pro-Palestina organizzata dalla sinistra, ha trovato il favore dei presidi, che hanno “costretto” centinaia di ragazzi a partecipare a quella che hanno chiamato una “esercitazione di immedesimazione con il popolo palestinese e con tutti i popoli in guerra”. Al di là della discutibile teatralità della rappresentazione bellica portata sui banchi di scuola, resta un’altra stortura, la solita. Quella di una sinistra che continua a raccontare il mondo con una lente monofocale. Il massacro di Hamas del 7 ottobre e le vittime israeliane? Cancellate. Il dolore ebraico non trova posto nel copione ideologico.

Il primo istituto bolognese ad accogliere l’iniziativa è stato il tecnico superiore l’“Aldini Valeriani”, che ospita 2500 ragazzi. In questo caso Bergonzoni ha omaggiato i presenti con la sua presenza. Una sorta di lancio promozionale dell’evento. Dopodiché, si è affidato ai suoni di guerra accompagnati da un suo monologo scuoti-coscienze. Il giorno dopo le sirene sono state azionate al “Crescenzi-Pacinotti-Sirani”. Attraverso un file audio, per 355 alunni è stata organizzata la “sacra rappresentazione” pro-Palestina, presentata anche qui come una esercitazione di immedesimazione collettiva con il popolo palestinese e le sue sofferenze. Un rituale quasi mistico, che ha il sapore dell’indottrinamento. «Nessun genitore si è mostrato contrario all’iniziativa» precisa il vice dirigente della scuola superiore “Crescenzi”, Giuseppe Fabbretti.

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«Prima ancora avevamo inviato una circolare in cui spiegavamo il senso». Iniziativa in cui gli studenti vengono invitati - meglio dire “spinti” - a connettersi con la sofferenza del popolo palestinese “poeticamente, spiritualmente, antropologicamente e civilmente” . «Se abbiamo fatto la stessa cosa per le vittime israeliane del 7 ottobre? No», risponde. E perché? Silenzio. «Però abbiamo organizzato diverse iniziative a scuola per l’Ucraina...». Non si tratta più, dunque, di studiare la questione israelo-palestinese con serietà e complessità, ma di abbracciare una narrativa precostituita. Lo studente non è più libero pensatore, ma adepto. Si sfiora il delirio quando si legge che i partecipanti dovrebbero arrivare a percepire “nelle loro carni” il dolore altrui, a piangere, pregare, stringere la mano al vicino. Un transfert psicologico degno di un culto, non di un’aula scolastica. E come se non bastasse, si cita persino Mitridate: «Loro c’entrano con noi e dobbiamo farli entrare in noi». Così ancora il testo del discorso di Bergonzoni. Un’espressioneinquietante, che sembra uscita da un incubo orwelliano o da un film distopico.

Non sorprende, allora, trovare nel volantino i loghi della Repubblica Italiana e dell’Unione Europea. «Posso garantire che l’evento è gratuito e non gode di alcun contributo pubblico», precisa l’assessore Ara. E quando chiediamo se è una coincidenza il fatto che sia andato in scena poco prima della manifestazione in piazza a Bologna di Pd e M5S, risponde: «È questo il momento giusto per movimentarsi, no?». La scuola come un campo di addestramento ideologico, dunque. Anche per questo Giuliano Cazzola, intervenuto sulla questione con un articolo su “Il Riformista”, in modo provocatorio ha parlato di un potenziale ritorno dei nuovi “Balilla”, che adeguandosi ai tempi marciano sotto la bandiera di Hamas, credendo di servire una giusta causa. Spiace per l’enfasi di Bergonzoni: ma si può insegnare la tragedia di un popolo senza trasformare l’aula in un teatro dell’assurdo.

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