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Da Modì a Picasso fino a Mirò: tornano i colori della modernità

Attesa in autunno la grande mostra di Palazzo Zabarella a Padova con 65 opere di 30 artisti provenienti da super collezioni europee per la prima volta in Italia
di Caterina Maniaci giovedì 26 giugno 2025

3' di lettura

Non c’era più tempo neppure per disperarsi. Era arrivato il momento di non guardarsi più intorno, non inseguire più forme e colori, non cercare più di catturare l’ineffabile, ma superare il limite, lasciare che il mondo, con le sue pene e i suoi tormenti, restasse alle spalle, ormai remoto, come una visione nella nebbia. Non più stenti, basta camminare rasente i muri e subire umiliazioni senza fine.

La fine la intuiva, forse anche l’agognava. E la fine arrivò nel freddo gennaio del 1920 , quando lui, Amedeo Modigliani, venne trovato delirante nello studio gelido, attorniato da scatolette di sardine aperte e bottiglie vuote. Ricoverato all'Hôpital de la Charité, morì in preda al delirio qualche giorno più tardi. In vita aveva provato miseria e insensatezza. Poi diventerà un mito, osannato, imitato, falsificato.

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STRADA SENZA RITORNO
L’altro volto di Montmartre, quello lunare ma sfavillante, è quello di Pablo Picasso, l’artista dai mille volti, che divenne mito vivente e abbastanza precoce, che amava la vita mondana, le donne, il lusso. Il genio che rivoluzionò l’arte del Ventesimo secolo aveva anche lui conosciuto la follia delle notti a Montmartre, l’arsura della fame e delle ambizioni, ma senza cedere mai, quasi in un presagio di un futuro che non avrà paragoni. Modigliani e Picasso, i due giganti delle avanguardie, della pittura dissolta e rigenerata, della strada senza ritorno per una nuova percezione del reale.

Nomi irresistibili, al cui richiamo è quasi impossibile sottrarsi. Ancora oggi si vaga a Parigi in cerca di quella città in cui hanno intensamente vissuto, pur sapendo che di quella stagione straordinaria sono rimasti solo fondali per turisti. Ci si mette in fila per contemplare le loro opere. Sarà così, con tutta probabilità, anche quest’autunno a Padova, a Palazzo Zabarella, con la mostra promossa dalla Fondazione Bano in collaborazione con il Comune di Padova: Modigliani Picasso e le Voci della modernità dal Museo LAM. Una collezione d’arte proveniente da uno dei più importanti musei del Nord Europa e della Francia.

Nell’ambito del dialogo avviato dalla Fondazione Bano negli ultimi anni con istituzioni museali di fama internazionale- dopo le collaborazioni con il Brooklyn Museum di New York e il museo di Grenoble - è ora la volta del LaM, Lille Métropole Musée d’art moderne, d’art contemporain et d’art brut, che offrirà l’opportunità di ammirare 65 opere di 30 artisti nella grande mostra che si aprirà al pubblico il 16 ottobre, presentata in anteprima. Tra i numerosi capolavori spiccano cinque dipinti di Picasso e sei di Modigliani. Anche in questo caso la storia di opere e artisti si intreccia con quella di appassionati e lungimiranti collezionisti: qui si tratta di una nota famiglia di produttori tessili del Nord della Francia, quella di Roger Dutilleul, uno dei più importanti collezionisti di Modigliani, e poi del nipote Jean Masurel e della moglie Genevieve.

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IL TUBISMO
Curata da Jeanne-Bathilde Lacourt, curatrice per l’arte moderna al LaM, la mostra sarà articolata in sei sezioni in cui ci si immergerà nel vasto mondo delle avanguardie e delle sue numerose stagioni. Il cubismo, attraverso i dipinti di Picasso come Pesci e bottiglie del 1909, Donna con cappello del 1942, e di Georges Braque come La Roche-Guyon del 1909 o Il Sacro Cuore di Montmartre del 1910, per poi considerare il “Tubismo” di Fernard Léger, rappresentato da sei dipinti. Di Amedeo Modigliani verranno esposti capolavori quali il ritratto di Moïse Kisling, Ragazzo dai capelli rossi, Nudo seduto con camicia e Maternità. E ancora il nuovo capitolo scritto nel primo e del secondo dopoguerra, con Joan Miró, André Lanskoy, Youla Chapoval, Joaquín Torres-García, le opere di Alexander Calder, l’Art Brut di Dubuffet, con le sue inquietanti esplorazioni nell’universo oscuro della follia e in quello luminoso dell’infanzia. 

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