No Tav, No Tap, No Mose, No termovalorizzatori. Proviamo a compiere un esercizio di fantasia da serie Netflix: come sarebbe l’Italia se la politica in questi anni avesse ceduto alla farneticante demagogia del “no a tutto”, quella che dopo le inchieste sull’urbanistica Non avremmo ovviamente il Mose, con il risultato che Venezia sarebbe ancora afflitta dal fenomeno dell’acqua alta, con tanto di contorno di seguaci di Greta che a ogni ondata ci ricordano che la fine del mondo è vicina, a causa del riscaldamento climatico. Salvo poi opporsi quando si provano a prendere contromisure. Ricordiamo che ancora ai collaudi delle dighe gli attivisti sfrecciavano nella laguna con barchini di legno, bandieroni e megafoni per chiedere di fermare “l’ecomostro”. I comitati dicevano che il Mose non avrebbe mai funzionato e che lo Stato stava sprecando cifre mostruose.
In realtà funziona benissimo e per quanto riguarda le spese, bisogna tener presente anche quanto fa risparmiare. Prendiamo per esempio la catastrofe del 2019, quando l’acqua alta, oltre che uccidere una persona, causò danni superiori ai 150 milioni di euro. Cose ovvie oggi, ora che l’opera è apprezzata da tutti, ma all’epoca erano decisamente controverse. Altra coincidenza con Milano riguarda le inchieste giudiziarie, che avevano investito anche i cantieri di Venezia e per le quali ovviamente era scoppiata la protesta, con annessa richiesta di fermare tutto, gettando il bambino con l’acqua sporca. Per fortuna, non è andata così.
Anche la sinistra deve temere l'assalto delle toghe a Carlo Nordio
A pensarci bene, neppure ai tempi di Tangentopoli quando tutto in fondo cominciò, ma con la mobilitazione di piaz...Altro esempio è quello dei No Tap. Erano d’accordo tutti a sinistra, Cinquestelle e Partito Democratico. Il governatore Michele Emiliano minacciava di denunciare mezzo mondo, gli ambientalisti assaltavano i cantieri e strillavano per lo stupro delle spiagge del Salento. Bene, ora, a fine lavori, si fa molta fatica a riconoscere la spiaggia dove passa il tubo: è identica alle altre. E soprattutto l’opera ha dato ossigeno al Paese quando la crisi energetica dovuta alla guerra in Ucraina ha fatto schizzare i prezzi del gas alle stelle. I No Tap invece sono evaporati, pure Emiliano propone di prolungarlo fino all’Ilva di Taranto. Poi c’è il grande capitolo dei termovalorizzatori, che divide Nord e Sud Italia. Al Nord, dove le resistenze dei comitati sono state ignorate, gli impianti sono stati costruiti e le emergenze sono un ricordo. Al Sud periodicamente la bolla scoppia, esistono ancora inquinantissime discariche e le ecoballe vengono spedite in Germania (o nel nord Italia...) a prezzi esorbitanti. E questo sarebbe lo scenario anche in Lombardia, se l’avessero spuntata gli ambientalisti.
Chi sta per partire per le vacanze dovrebbe considerare come sarebbe il viaggio senza la variante di valico. Il nuovo tratto autostradale tra Firenze e Bologna è stato terminato dopo 11 anni di lavori e con costi raddoppiati, parliamo quindi di un’impresa portata a termine con un certo travaglio. L’aspetto curioso è che anche a opera quasi terminata i Cinquestelle dicevano di “rabbrividire” all’idea che fosse finita. Un po’ come per la Tav. Preferiscono le incompiute. Per fortuna sull’A1 non hanno prevalso, con il risultato che oggi abbiamo meno code, tempi di percorrenza ridotti e in definitiva meno smog. Bisogna infine pensare a come sarebbe Milano se avessero vinto gli ecologisti (Elio e le Storie Tese incatenati agli alberi del Bosco di Gioia e così via). Meno palazzi, ma anche meno verde, meno soldi, meno lavoro e molto più degrado. È questo lo scenario che sognano gli ecologisti all’italiana. E ora in città sono loro a dare le carte.