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Sempio-Stasi, la tregua è saltata: guerra tra legali, cosa può accadere

di Simona Pletto mercoledì 30 luglio 2025

4' di lettura

L’intesa tra i legali, sempre dichiarata e mai del tutto creduta, è definitivamente naufragata. Se fino a pochi giorni fa si inseguivano dichiarazioni concilianti e toni da club forense, oggi si azzuffano in diretta tivù come duellanti stanchi ma ostinati, pronti a tutto pur di spostare l’ago della bilancia su un caso che, a distanza di quasi vent’anni, continua a scavare nella carne viva della cronaca giudiziaria italiana. È successo lunedì sera, nel corso di “Filorosso” su Rai 3: protagonista ancora una volta il delitto di Garlasco, ma stavolta non in aula, bensì sotto le luci impietose dello studio televisivo. A confrontarsi, o meglio a scornarsi, sono stati Antonio De Rensis, avvocato storico di Alberto Stasi, e Massimo Lovati, legale di Andrea Sempio, il “nuovo indagato” emerso nel faticoso riesame dei reperti e delle piste investigative.

I due si erano a lungo sopportati, persino rispettati. Ma ora, dopo le perizie sull’impronta 33 e l’incidente probatorio che ha riaperto spiragli investigativi che si credevano sigillati, lo scontro è aperto. Non solo tecnico, ma personale, pubblico, quasi teatrale. Il legale di Stasi ha accusato il collega di aver lanciato una «bomba piena di fango», salvo poi tentare di smorzare i toni con un’ammissione di nervosismo: «Era rabbia, non me lo aspettavo, soprattutto da chi ho sempre difeso a spada tratta». Ma la pace non dura. De Rensis raccoglie la provocazione con una vena d’ironia al vetriolo: «È stato un atto d’amicizia, ha voluto farmi riposare. Ma temo non ci riuscirà». E poi affonda: la consulenza sull’impronta 33 – che attribuisce a Sempio 15 minuzie compatibili – è il frutto, dice, di «un lavoro lungo e scientificamente solido». Come dire: si può discutere tutto, ma non fingere che non esista. Lovati, visibilmente irritato, non ci sta: «Non si può parlare di catinelle di sudore o di sangue sotto una foto.

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E poi: ma lo sapete quanto sudore serve per coprire due centimetri? Non mi frega nulla delle vostre consulenze, non siete nemmeno parte nel processo». De Rensis replica con un mezzo sorriso che copre una fenditura profonda: «Vedremo se non serviamo. Ci sono ipotesi future. E comunque non facciamo proclami: a differenza di chi parla di muffe su Ignoto 3». Sembra una schermaglia semantica, ma è la fotografia cruda di un conflitto che rischia di influenzare non solo l’opinione pubblica, ma anche – di riflesso – l’impianto processuale.

La trasmissione, a tratti, sfugge di mano alla conduttrice Manuela Moreno. Lovati rilancia, questa volta toccando un punto dolente: l’ipotesi che Stasi e Sempio siano indagati in concorso, uno scenario che definisce «assurdo, da manicomio giudiziario». E rincara: «Se ci fosse un pm davvero sveglio direbbe: siete voi due. E buonanotte». Un’accusa pesantissima, che implica non solo la doppia colpevolezza, ma anche la complicità di un sistema che – a suo dire – si regge su un’ipotesi investigativa «finta, assurda, processualmente sgangherata».

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Il picco di tensione arriva su questo punto. De Rensis, di solito compassato, si fa tagliente: «Io non gioco per la Procura. Gioco per Stasi. Lo ritengo innocente. Aspettiamo ottobre. Il lume della ragione ce l’ho ancora, magari qualche colpo l’ho perso. Ma il lume no». Interviene da remoto il giornalista Stefano Zurlo, che prova a rimettere ordine in una disputa ormai personale. «Ci sono crepe evidenti in un rapporto che sembrava quasi empatico. Ma forse è un bene: aiuta a chiarire le posizioni».

Il fatto è che le posizioni sono inconciliabili. La difesa di Sempio non ha mai messo in discussione l’innocenza di Stasi. Ma quella di Stasi da mesi si muove sulla traiettoria opposta: Sempio come possibile colpevole, in solitaria o in concorso. Una scelta che ha rotto ogni equilibrio. Anche l’ultimo scambio lo dimostra: Lovati minaccia un esposto alla Procura generale. «È tutto fermo al 2017. Niente è cambiato, salvo una nuova invenzione: l’indagato già condannato che accusa il nuovo indagato. È una follia». De Rensis prende tempo, ma non arretra: «Sull’esposto, rifletta bene. Le prove arriveranno». Ora l’attesa è per ottobre, quando sarà depositata la relazione dell’incidente probatorio. I giudici dovranno valutare la compatibilità dell’impronta 33 col profilo di Sempio e la natura della traccia: sudore, sangue o suggestione ottica. Da lì si capirà se la Procura di Pavia riaprirà il fascicolo e rimischierà le carte. Intanto le sorelle Cappa, cugine di Chiara Poggi e più volte tirate in ballo sul caso Garlasco, attraverso i propri difensori hanno fatto sapere che «si è in presenza di una macelleria informativa in cui, senza alcuna remora o verifica e nell’incertezza totale della riconducibilità alle nostre assistite, vengono pubblicate conversazioni che nemmeno può dirsi siano mai avvenute».

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