Flotilla, "troppo stress": i volontari in fuga dalle barche

di Antonio Castrogiovedì 18 settembre 2025
Flotilla, "troppo stress": i volontari in fuga dalle barche

( Ansa)

4' di lettura

Sono stati mesi «molto complessi, dove il carico emotivo e decisionale è molto pesante ed è normale che ci siano persone che hanno deciso di andarsene e altre di aggiungersi». Tony La Piccirella, uno degli attivisti più loquaci della Global Sumud Flotilla (forse anche uno dei pochi “autorizzati” a parlare con i giornalisti vista come è stata “espulsa” la giornalista de La Stampa nei giorni scorsi), la racconta così.

Come se non bastasse l’attivista svedese imbarcata come testimonial della Global Samud Flotilla, Greta Thunberg, solo 48 ore fa ha deciso di cambiare ruolo e barca. Tra volontari che si ritirano, barche che restano alla fonda, deve esserci qualcosa che non va tra gli equipaggi imbarcati e il fantomatico Comitato direttivo che intende filtrare le comunicazioni con l’esterno, ritira i passaporti, continua a ventilare problemi di sicurezza e riservatezza come se Mossad, Shin Bet, Aman (intelligence militare dell’Idf), Unit 8200, Cia e Nsa avessero bisogno delle corrispondenze dei giornalisti per scoprire dove si incontreranno. Tanto più che - come raccontato a fine agosto al quotidiano online IlPost da Luca Poggi, responsabile della logistica del Comitato tutte le bache “certificate” sono state cablate e messe in rete, attrezzate con videocamere e con la connessione a Starlink, la rete di telecomunicazione satellitare di SpaceX (una delle società del multimiliardario Elon Musk).

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Quanto alle polemiche sull’ipotetico “ritiro” di Greta portata in giro come la Madonna pellegrina a favore delle telecamere- le spiegazioni appaiono traballanti. Sembra di avere a che fare con l’organizzazione dell’Invincibile Armada. Che adora una terminologia che ricorda tanto il Pcus dell’Unione Sovietica (“Comitato direttivo” già fa sorridere). «C’è un Comitato direttivo che prende delle decisioni tecniche e strategiche, Greta non vuole farne parte e le ragioni le sa lei (bella comunicazione alla stampa che non spiega alcunché, ma vabbè, ndr)».

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Per chi fosse allarmato l’attivista svedese è rimasta imbarcata ma si è trasferita sulla Family Boat (una delle “ammiraglie” della flotta pro Pal che in reatà ha il nome di “Familia Madeira” e batte bandiera portoghese). Si è soltanto spostata, armi e bagagli, sulla Alma. Altro natante a motore di stazza.

Greta ha traslocato assicura Tony La Piccirella, e «continua a supportare la missione», giura parlando con l’agenzia AdnKronos. Tensioni già anticipate dall’inviato del quotidiano Il Manifesto Lorenzo D’Agostino. Articolo che neppure questa volta è stato ben digerito (pare) da La Piccirella e compagni. L’attivista ammette «di avere letto l’articolo dal quale sono state estrapolate delle frasi per destabilizzare l’opinione pubblica sulla missione della Flotilla». Il quotidiano comunista riporta così il cambio di imbarco: «Nel pomeriggio di domenica», scrive D’Agostino, «i partecipanti osservano Greta Thunberg trascinare la sua valigia lungo la banchina, lasciare la Family, la nave che ospita il Comitato organizzatore, e trasferirsi sulla Alma. Sul sito ufficiale della missione il suo nome è scomparso dalla lista dei membri del direttivo». Secondo le voci raccolte da Il Manifesto le divergenze sarebbero legate a una «comunicazione troppo incentrata sulle vicende interne della flottiglia e non abbastanza sul genocidio in Palestina».

La Piccirella nega che Greta «abbia abbandonato la missione perché non si parlava abbastanza di Palestina. Ma non ha abbandonato neanche per motivi di sicurezza. Il punto è che Greta non si è espressa sulle motivazioni della sua decisione e, quindi, penso che non abbia interesse a dare spazio a queste voci». L’attivista ammette che sono stati mesi «molto complessi, dove il carico emotivo e decisionale è molto pesante ed è normale che ci siano persone che hanno deciso di andarsene e altre di aggiungersi». AYassine Lafram, presidente dell’Unione delle Comunità Islamiche in Italia (Ucoii), sembra interessare l’ammutinamento di Greta: «Non mi interessa», scandisce Lafram che è imbarcato sulla nave Karma, con gli europarlamentari Annalisa Corrado e Arturo Scotto.

Tutti alla fonda ancora Portopalo (Capo Passero), estremo lembo orientale della Sicilia). Nell’attesa che arrivino le altre barche dalla Tunisia. La conferma è di Maria Elena Delia, portavoce della delegazione italiana. Insomma, aspettano «le barche provenienti dalla Tunisia a Porto Palo, dove ci troviamo ormai da qualche giorno».
E tanto per tenere alta l’attenzione i portavoce autorizzati diffondono la “carta dei valori della Global Sumud Flotilla”.

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Riassumendo i 7 punti comprendono: “Dignità, non violenza, legalità internazionale, umanità, inclusività, trasparenza e coraggio. Neppure una parola per gli israeliani sequestrati da 2 anni e i terroristi di Hamas. In nome della trasparenza sarebbe bello se, nel corso della navigazione (dieci giorni), venisse diffuso pure un conteggio dettagliato dei costi complessivi. Non tanto per quei curiosoni dei giornalisti, ma almeno peri 13.528 donatori italiani che hanno versato (tramite piattaforme internazionali) 435.633 euro. Le sottoscrizioni a livello globale, oggi bloccate, ammontano a 3.209.212 euro, versati (tramite Chuffed) da 68.434 sostenitori dell’iniziativa.

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