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Torna San Francesco e la modernità medievale

Un po’ antidoto al laicismo imperante e un po’ omaggio alla migliore tradizione italiana, quella del movimento francescano che ha fornito un’impronta indelebile alla cristianità medievale nell’arte, nella poesia, nella spiritualità
di Annalisa Terranovavenerdì 26 settembre 2025
Torna San Francesco e la modernità medievale

(Wikipedia)

3' di lettura

Torna in Italia la festa di San Francesco d’Assisi (abolita nel 1977), che è un po’ antidoto al laicismo imperante e un po’ omaggio alla migliore tradizione italiana, quella del movimento francescano che ha fornito un’impronta indelebile alla cristianità medievale nell’arte, nella poesia, nella spiritualità. Il ritorno della festa è anche un po’ ritorno al Medioevo, visto come reazione all’età dei lumi (così Giorgio Galli volle interpretare il risveglio della medievistica) e come il luogo di innumerevoli simboli che la politica può usare per nutrire il proprio immaginario. E San Francesco è figura polisemica come tutti i grandi simboli: ribelle (amato a sinistra) e santo (apprezzato a destra), pauperista e animalista (caratteristiche che piacciono a sinistra) e defensor fidei che sfida il Sultano Al Malik proponendogli addirittura un’ordalia secondo alcune fonti: episodio che lo rende simbolicamente paladino della cristianità minacciata dall’Islam e allo stesso tempo primo fautore del dialogo interreligioso.

Divenne patrono d’Italia nel 1939 – insieme a Caterina da Siena – in seguito al processo di valorizzazione del Santo ad opera del fascismo, decisione utile a suggellare il traguardo dei Patti lateranensi. Da allora la politica non ha mai abbandonato il simbolo del Poverello d’Assisi. Facendone innanzitutto una icona pacifista: per questo Bergoglio volle rimettere le cose a posto spiegando che non si poteva fare di Francesco d’Assisi una sorta di no global, di anticapitalista, insomma un hippy del XIII secolo. «La pace francescana non è un sentimento sdolcinato. Per favore: questo san Francesco non esiste! E neppure è una specie di armonia panteistica con le energie del cosmo. Anche questo non è francescano! Ma è un’idea che alcuni hanno costruito! La pace di san Francesco è quella di Cristo, e la trova chi “prende sudi sé” il suo “giogo”» .

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Persino i grillini hanno sfruttato la fama del Santo, passando dai vaffa day del 2007 alle marce Perugia-Assisi per la pace e la fratellanza con Beppe Grillo che lo ha eletto a ispiratore del reddito di cittadinanza per combattere la povertà. Il picco più alto della strumentalizzazione della sinistra è stato toccato però dalla Stampa con un’intervista a Liliana Cavani (regista di un film sul Santo di Assisi) con il significativo titolo: «Il mio Francesco sta con Zan». Erano i tempi (2021) del dibattito sulla legge Zan. Non si salva dalla manipolazione ideologica neanche Chiara d’Assisi, che di Francesco fu sorella in Cristo e discepola, trasformata da Dacia Maraini in una specie di femminista ante litteram: «Il pensiero di Santa Chiara è talmente radicale che va al di là della religione: mette in discussione la proprietà privata, la famiglia, la gerarchia, il potere maschile. È veramente rivoluzionaria».

Accostare l’ecologia a San Francesco non è invece un errore, purché si inserisca l’amore per il Creato nel suo contesto storico-religioso e se ne comprenda il senso profondo. Quell’inno a ogni aspetto della natura che è il Cantico delle Creature era un manifesto religioso contro il dualismo dei catari e della loro idea che il saeculum fosse tutto interamente sotto il segno del Male. Anche in questo suo insegnamento Francesco combatteva una spiritualità distorta ed anche per questo la sua figura appartiene a pieno titolo a quel recupero del Medioevo così importante per l’identità dell’Occidente. Un Medioevo la cui eredità è avvertita come rispondente alle istanze di difesa contro gli elementi di un relativismo disgregante e che è la base anche per un collegamento tra il tradizionalismo cattolico e il neoconservatorismo protestante americano. Tutto ciò è ben lungi da una rivalutazione dell’oscurantismo: basti seguire infatti i tanti autorevoli storici, a partire da Etienne Gilson, che hanno provato come nel Medioevo vi siano le radici della modernità.

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