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Col machete in metro: "Vedrete l'inferno"

di Andrea Fatibene domenica 9 novembre 2025

4' di lettura

Barona, Giambellino, Corvetto, Quarto Oggiaro, Bicocca, San Siro. Ma anche attorno alle stazioni, come Centrale e Garibaldi, o ancora nei grossi snodi logistici come Loreto, CityLife, Porta Genova e persino in Duomo. A Milano i cosiddetti “maranza” sono ormai ovunque, si muovono in “branco” e fanno delle vere e proprie guerre a suon di coltelli e pistole per spartirsi il territorio. Territorio sul quale poi operano - principalmente scippi e spaccio di strada - stracciando la percezione di sicurezza di chiunque si trovi malauguratamente sulla loro strada.

L’identikit è ormai noto: giovani, spesso minorenni di prima o seconda generazione, di origini nordafricane (più raramente latinoamericani o est europei, ma alcuni anche italianissimi), tute in triacetato, sneakers bianchissime e t-shirt false delle squadre di calcio internazionali come Psg o Real Madrid. D’inverno prediligono i piumini, magari un Blauer nero smanicato dalla dubbia provenienza, e il cappellino marrone cognac con la banda verde e rossa di Gucci. Un completo iconico che li rende riconoscibili ovunque. Ma se questo non bastasse per notarli e starne alla larga, sono loro stessi che sui social network ci tengono a specificare la loro presenza: «No parla parla, ancora siamo qui, questa è Loreto, casa nostra, se hai problemi vieni qua», minacciano la telecamera due giovani egiziani all’inizio di via Padova. Poi le foto con i pitbull che abbaiano e ringhiano ai passanti sul trafficato marciapiede. La cronaca di queste strade, infatti, racconta di come giusto poche settimane fa, proprio qui, un 34enne di origini spagnole, di ritorno da una discoteca alle 7 del mattino, è stato accerchiato mentre entrava in metropolitana, malmenato e rapinato per un Rolex che aveva al polso. Discorso simile in Bicocca, dove il culto della musica trap (da qui provengono alcuni dei rapper “maranza” più famosi) ha reso questa estetica culto, facendola diventare un vero e proprio trend da seguire. Ma oltre che il vestiario, anche la criminalità viene emulata, e infatti ci sono punti critici da evitare nel nuovo quartiere universitario.

Come la fermata sotterranea del 7 ad esempio, dalla quale è difficile uscire incolumi nelle ore notturne. Caldissima Garibaldi e la zona che gravita attorno a corso Como, piazza Gae Aulenti e Porta Nuova: immagini scioccanti sui social ritraggono il “branco” che, dopo aver scavalcato i tornelli della metropolitana, tira fuori due grossi machete e inizia a farne risuonare il tintinnio metallico strisciandoli sul pavimento: “L’Italia è loca”, scrivono. Qui la presenza è piuttosto concentrata a causa dei diversi locali notturni che popolano il quartiere e rendono più semplice lo spaccio e, perché no, uno scippo di fine serata. Discorso simile per i Navigli, dove i gruppi di maranza spesso si ritrovano per passare la notte nei weekend. Non è raro, come si può vedere anche dai social, trovare giovanissimi “in divisa” che consumano varie droghe, alcune anche inusuali, come ad esempio il gas esilarante (ovvero ossido di di azoto), che viene inalato da grossi palloncini che passano di mano in mano e causano euforia e un senso di leggerezza diffuso in tutto il corpo. Ma basta una scintilla per far scoppiare la bomba, come il selvaggio caso di poche settimane fa che ha visto un giovanissimo egiziano accoltellato senza apparente motivo da un rivale lungo la Darsena, poi inseguito e malmenato dagli amici della vittima in quella che si configura in tutto e per tutto come una spedizione punitiva. Nelle periferie come Bonola, Baggio, Barona,

Quart’Oggiaro, San Siro e Corvetto, ovviamente, la situazione è fuori controllo. Attorno a piazzale Cuoco, ad esempio, non è raro trovare chiazze di sangue a terra: «Volete che torniamo a trattare con la mentalità cattiva?», si minaccia sui social da Corvetto. E ancora: «Entra nella mia strada e ti farò conoscere l’inferno», scrive un giovane con gli occhiali da sole mentre spara un colpo di pistola in aria. «Questo fenomeno è un evidente indicatore di fallimento delle politiche di inclusione, qualora ci siano state», commenta Fabiola Minoletti,vicepresidente del Coordinamento comitati milanesi, «altrimenti non ci sarebbe questa deriva comportamentale evidente conseguenza del non essere riusciti a inserirsi nel tessuto sociale. Sono giovani molto irrispettosi delle regole, delle forze dell’ordine e dello Stato italiano: un atteggiamento che non può far altro che creare insicurezza tra la gente per bene che vive in quei quartieri». Ma se i maranza all’apparenza possono sembrare un problema relegato ai margini della metropoli, o comunque a certe zone specifiche, si sprecano gli esempi di bande di giovani criminali che operano proprio sotto il Duomo, approfittando del grosso traffico di persone per rubacchiare nella folla. «Siamo gli unici maranza “halal” in Duomo», scrivono tre giovanissimi dalle facce pulite davanti alle guglie gotiche. A dimostrazione del fatto che ormai i maranza non sono solo più delinquenti, ma anche semplici ragazzini che, affascinati dall’estetica, salgono sul carro della “moda”. Perché essere maranza a Milano è ormai diventato pop.

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