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Ecco cosa c'è davvero nella norma (che con Cecchettin non c'entra)

Se i precedenti esecutivi (Dem inclusi) non hanno fatto assolutamente niente. lo stesso non si può dire dell’attuale maggioranza che ha introdotto corsi di vario genere (all’"empatia" e al "rispetto") nel 90% delle scuole
di Lorenzo Mottola giovedì 13 novembre 2025

2' di lettura

Per capire a quale livello siano arrivati i toni nel dibattito sulla scuola è sufficiente citare Alessandro Zan, il quale pronostica per l’Italia un ritorno al “medioevo” a causa dell’introduzione ddl Valditara. Il tutto per aver osato dare ai barbarici genitori la scelta sui corsi extra curriculari sul sesso, dove in questi anni si è infilato di tutto, dalle drag queen in giù. Il tema è tutto qui, anche se la sinistra ha cercato di sollevare un colossale polverone interno alla norma, mettendo nello stesso calderone i femminicidi, il caso di Giulia Cecchettin e le associazioni Lgbt alle elementari. Una zuppa informe per nascondere un fatto che qualcuno anche tra i commentatori non vicini alla destra (vedere l’Huffington Post di ieri) inizia a far notare, ovvero che Valditara stavolta ha ragione su tutta la linea.
Dice il Pd che «il governo davanti a oltre 90 femminicidi nel 2025, continua a voltarsi dall’altra parte, ignorando che la vera prevenzione nasce dall’educazione affettiva, dal rispetto e dalla parità tra i generi».

Questo è l’esatto opposto di quanto è successo. In realtà – mentre i precedenti esecutivi (Dem inclusi) non hanno fatto assolutamente niente in materia – l’attuale maggioranza ha introdotto corsi di vario genere (all’“empatia” e al “rispetto”) nel 90% delle scuole. Corsi che non verranno toccati dalla nuova norma, che va a impattare solo sulle attività non previste dal ministero. Quando Zan sostiene che «si vuole impedire a ragazze e ragazzi di informarsi seriamente su malattie sessualmente trasmissibili, gravidanze precoci e salute affettiva» dice quindi una cosa che non sta né in cielo né in terra. E sicuramente non è nel testo della legge.

Per chi si fosse perso le puntate precedenti, la norma (o meglio, questo passaggio della legge, che tratta anche altre questioni legate all’istruzione) nasce in seguito a una lunga serie di casi “curiosi” registrati nelle nostre scuole. Un esempio abbastanza noto: la drag queen che girava per le scuole elementari di Roma illustrando le sue teorie sulla sessualità «in un progetto di accoglienza, equità e autodeterminazione». Ora, alle elementari con la nuova legge tutto questo sarà proibito. Dalle medie in poi, invece, i professori saranno ancora liberi di invitare chi vorranno come attività extra-curriculare, ma dovranno garantire la caratura scientifica del loro intervento. Se vogliono un’associazione Lgbt, i docenti dovranno certificarne l’autorevolezza. Responsabilità loro. E comunque la legge impone come ulteriore tutela che prima del corso ai genitori 1 e 2 sia inviata una comunicazione per chiedere: «L’associazione X martedì terrà una lezione di educazione sessuale nella classe 3C. Affronterà i seguenti argomenti, suo figlio Pierino può partecipare?». E Pierino dovrà presentarsi in classe con un foglio firmato per il via libera. Esattamente come si fa per le gite. Oppure sarete liberi di non firmare e rispondere che vostro figlio non si vedrà in quell’aula neanche dipinto sul muro, ma questo solo per considerazioni personali. Considerazioni che, piaccia o meno a Zan, sono tutelate dall’articolo 30 della Costituzione.

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