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Scafista graziato, clamoroso in carcere all'Ucciardone: cosa è successo

mercoledì 24 dicembre 2025

2' di lettura

È svenuto in carcere dopo aver sentito il proprio nome al telegiornale. È successo lunedì sera, nel carcere Ucciardone di Palermo, ad Alaa Faraj Abdelkarim, detenuto condannato per concorso in omicidio plurimo e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Il servizio televisivo parlava dei cinque decreti di grazia firmati dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Quando dalla tv è arrivato il nome "Abdelkarim", il detenuto si è voltato verso il compagno di cella chiedendo: "Hai sentito anche tu il mio nome?". Subito dopo ha perso i sensi ed è stato soccorso e trasferito in infermeria. Il tutto viene raccontato nel dettaglio da Repubblica.

Al risveglio, Alla, ha compreso che la notizia era vera : il Capo dello Stato gli aveva concesso una grazia parziale, riducendo la pena di 11 anni e quattro mesi, su parere favorevole del ministro della Giustizia Carlo Nordio. Il provvedimento tiene conto "della giovane età del condannato al momento del fatto, della circostanza che nel lungo periodo di detenzione sinora espiata ha dato ampia prova di un proficuo percorso di recupero, nonché del contesto particolarmente complesso e drammatico in cui si è verificato il reato".

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Faraj, oggi trentenne, era stato condannato a 30 anni per la cosiddetta strage di Ferragosto del 2015, nella quale morirono 49 migranti asfissiati nella stiva di un barcone partito dalla Libia. All’epoca aveva 19 anni e sognava una carriera nel calcio. Ora gli restano da scontare sette anni e potrà accedere a permessi premio e alla semilibertà. Alla notizia ha continuato a ripetere: "Non ci credo, non ci credo" e poi "Grazie presidente per avere creduto alla mia innocenza, grazie di cuore".

Nel carcere palermitano la reazione è stata immediata: detenuti, agenti e operatori hanno festeggiato battendo stoviglie contro le sbarre. L’avvocata Cinzia Pecoraro, incontrandolo il giorno dopo, racconta: "Appena mi ha visto ci siamo abbracciati e ci siamo messi a piangere". E aggiunge: "Una vittoria meritatissima. Alaa porta luce ovunque vada".

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La grazia era stata indicata anche dalla Corte d’appello di Messina come unico strumento per colmare lo scarto tra pena e colpevolezza morale. Il primo permesso potrebbe arrivare già a gennaio. "Ha tantissimi sogni — dice l’avvocata — Vorrebbe riprendere il calcio, ovviamente non più come giocatore, ma come allenatore per i più piccoli". E conclude: "La nostra battaglia è per la verità".

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