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Diagnosi prenatale errata, condannato il Bambino Gesù

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Risarcimento di 1,6 mln a una coppia. L'ospedale romano escluse che la nascitura soffrisse della stessa patologia del fratellino defunto

Eleonora Crisafulli
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Per una diagnosi prenatale errata, è stato condannato a un risarcimento da record, un milione  e 600mila euro, l'ospedale Bambin Gesù di Roma. Vittime dell'errore diagnostico due coniugi di Chieti, 45 anni lui, 41 lei, che nel 1999 misero al mondo una bimba affetta da ceroide lipofascinosi neuronale infantile. Una rarissima patologia che poteva essere diagnosticata per tempo. Già nel 1993, il primogenito della coppia, a pochi mesì dalla nascita, mostrò una serie di deficit psichici e motori. Sottoposto a vari esami e accertamenti presso l'ospedale Bambin Gesù, gli fu diagnosticato dai sanitari romani la ceroide, di cui madre e padre erano portatori sani. I medici però diedero speranza alla coppia. Attraverso particolari esami molecolari avrebbero potuto tentare una nuova gravidanza e il bambino sarebbe potuto nascere sano. Ma il primo tentativo, nel 1996, andò male e la donna fu costretta ad abortire. Tre anni dopo, nel 1999, la villocentesi diede un risultato favorevole e a settembre nacque una bambina. A 18 mesi, però, anche lei, come il fratellino defunto, mostrò i segni della patologia. Il giudice Cecilia Bernardo della seconda sezione civile del tribunale di Roma ha condannato sia l'ospedale che il medico che eseguì l'esame molecolare. Per l'avvocato Comini è "un risultato che almeno in parte risarcisce la coppia che in questi anni sono stati costretti ad indebitarsi per far fronte alle costose terapie negli Usa per curare la figlia".

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