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Bocciato il pacchetto precari

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"Non c'entra con le auto"

Albina Perri
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Mettere insieme le auto con i precari non si può. E' il parere delle Commissioni Attività produttive e Finanze della Camera, che hanno dichiarato "inammissibili per materia" 256 degli oltre 400 emendamenti proposti dal governo perché venissero inseriti nel decreto salva-auto. Tra i provvedimenti respinti, e che ora devono trovare collocazione adeguata in un altro testo di legge, appunto l'intero "pacchetto precari". D'altra parte, ha detto poi il presidente della Camera Gianfranco Fini, "se ci fosse un'ampia convergenza sull'ipotesi di votare sull'emendamento sul pacchetto precari al decreto incentivi, dichiarato al momento inammissibile, la presidenza della Camera ne prenderebbe atto".  «Dipende dall'orientamento dei gruppi - ha replicato ai cronisti che gli chiedevano dell'appello del ministro Vito a rivedere la decisione - si tratta di emendamenti che ratio materiae sono inammissibili ma se c'è un largo consenso tra i gruppi la presidenza ne prende atto. Un conto - ha aggiunto - è l'interpretazione letterale del regolamento, altro è l'interpretazione politica». Ci può essere, ha osservato Fini una «ampia convergenza sulla necessità di discuterne, il che non vuol dire una convergenza nel merito». D'altra parte il presidente ha sottolineato come ci siano una serie di proposte emendative «di forte impatto sociale», dai precari, appunto, ai lavoratori dell'amianto (anch'esso dichiarato inammissibile ndr.). La scure dell'inammissibilità si è abbattuta su molti emendamenti della Lega, a partire dalla proposta di porre un tetto agli stipendi dei manager (di 350 mila euro) e dei soggetti aventi un rapporto con lo Stato (che non avrebbe potuto superare il trattamento corrisposto ai parlamentari). No anche alla proposta del Carroccio che conteneva l'esenzione dagli oneri contributivi e previdenziali per chi avesse assunto a tempo indeterminato un lavoratore comunitario.   Inammissibile poi un nutrito pacchetto di proposte a sostegno della famiglia: no alla proposta di un contributo mensile di 150 euro per l'anno 2009 per ogni figlio di età inferiore ai 3 anni e no alla carta famiglia da usare anche per pagare la baby sitter. No anche ai molti emendamenti proposti dal Pd, dalla riduzione del 20% del primo acconto Irpef, Ires e Irap, all'incremento del 'forfettone' per i contribuenti minimi. Il Pd chiedeva poi, al posto del consolidato e del concordato di distretto, la parziale detassazione degli investimenti produttivi per le imprese. E ancora, la sospensione del tetto alla deducibilità degli interessi passivi. No, inoltre, al "contributo di solidarietà straordinario sull'Irpef" sui contribuenti con un reddito superiore ai 120.000 euro per alimentare un "fondo per la povertà estrema" destinato a realizzare servizi per i cittadini più povera e per i senza fissa dimora, proposto dal segretario del Pd Dario Franceschini.

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