Pensioni: Cida a Conte, tutelare i diritti delle alte professionalità
Roma, 27 nov. (Labitalia) - “Mentre il governo si prepara a ‘riscrivere' la manovra economica per spostare, giustamente, risorse dalle spese assistenziali a quelle per gli investimenti, le principali associazioni rappresentative della dirigenza e delle alte professionalità hanno inviato una lettera al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, per denunciare l'ingiustizia e chiedere l'accantonamento, dell'ennesimo ricorso al ‘contributo di solidarietà' ai danni delle pensioni di importo medio-alto”. Lo rende noto Giorgio Ambrogioni, presidente di Cida, la confederazione dei dirigenti pubblici e privati. Cida, insieme a Confedir, Assdiplar, alle associazioni dei diplomatici e dei magistrati e avvocati dello Stato in pensione (sigle dietro le quali ci sono circa un milione di rappresentati), ha inviato una lettera al premier “per testimoniare il disagio di quel ceto produttivo, vera spina dosale del Paese, che si sente violato nei propri diritti e vilipeso da una campagna mediatica denigratoria", spiega Ambrogioni. "Il tema delle pensioni, dalla confusione ingeneratasi su ‘quota 100' alla inaccettabile proposta di legge sul ricalcolo contributivo retroattivo, fino al riemergere dell'imposizione di un contributo iniquo e arbitrario, è troppo delicato -prosegue Ambrogioni- per essere gestito in modo così pasticciato e dilettantesco. Siamo decisi a difendere i diritti dei nostri associati e a far valere le nostre ragioni in tutte le sedi istituzionali, e il nostro richiamo alla ragionevolezza e al confronto è reso più stringente e incalzante dalla adesione convinta e trasversale di altre associazioni rappresentative di alte professionalità con le quali, se necessario, condurremo una battaglia legale e sociale a tutela dei diritti delle categorie associate". “Le nostre pensioni -si legge nella lettera- sono state fatte oggetto di una campagna denigratoria che le ha definite ‘d'oro' solo perché superiori alla media. Noi stessi siamo stati pubblicamente insultati come ‘parassiti' da chi forse non immagina quanta fatica, quanti sacrifici e quanti rischi comporti essere dirigenti, sia nel settore pubblico che in quello privato. Tutto ciò è inaccettabile e non più sopportabile. Riteniamo moralmente riprovevole e giuridicamente devastante per la credibilità dello Stato, un attacco indiscriminato a chiunque goda oggi di un trattamento previdenziale medio o elevato. Un'operazione che rischia, inoltre, di produrre uno scossone sociale negativo, con ulteriore impoverimento di intere classi sociali che avevano costruito il futuro, proprio e dei propri figli, con il lavoro, l'impegno, la determinazione, la fiducia verso un domani migliore". “Qualsiasi provvedimento che colpisca oggi le pensioni medio-alte risulta privo di motivazioni di interesse pubblico ed è quindi palesemente incostituzionale: eccezionalità, proporzionalità, ragionevolezza, sostenibilità, transitorietà e carattere interno (per esigenze straordinarie) al sistema previdenziale sono caratteristiche imprescindibili di ogni eventuale prelievo sulle pensioni già erogate. La reiterazione di un pesante contributo di solidarietà a soli due anni dalla fine del precedente è del tutto estranea a questi criteri", si legge ancora nella missiva. “Signor presidente del Consiglio - conclude il testo - ci appelliamo a Lei affinché il Suo prudente apprezzamento e la Sua saggezza contribuiscano a riconsiderare e accantonare un intervento sulle pensioni già erogate e su quelle di tutta l'attuale classe dirigente, sia pubblica che privata, in procinto di ritirarsi dal lavoro nei prossimi 3 o 5 anni”.