Industria: Assofond, mercato fonderie ancora in crescita nel 2018
Milano, 22 feb. (Labitalia) - Un 2018 di crescita moderata, ma con un progressivo esaurimento della spinta che aveva caratterizzato i primi mesi dell'anno e prospettive poco incoraggianti per il 2019. Emerge dall'analisi trimestrale del Centro studi Assofond, l'associazione di Confindustria che rappresenta le fonderie italiane, un comparto che vede oltre 1.000 imprese attive, con un fatturato complessivo di circa 7 miliardi di euro e che impiega quasi 30.000 persone. Nell'anno appena concluso, la produzione ha fatto registrare un incremento del +2,8% rispetto al 2017, ma è solo una prima stima: i valori Istat restituiscono valori molto più assottigliati. La crescita appare dunque moderata e caratterizzata da dinamiche molto differenziate fra i diversi comparti, con l'indice destagionalizzato che si mantiene anche nell'ultimo quarto su quota 100, in linea con il trimestre precedente. L'indicatore segnala quindi una sostanziale parità con i livelli medi del 2017, ma, allo stesso tempo, è in perdita rispetto ai valori del primo e del secondo trimestre del 2018, rispettivamente di 106 e di 105 punti. "Chiudiamo un 2018 di crescita moderata - sottolinea il presidente di Assofond, Roberto Ariotti - che, se da un lato non ci soddisfa appieno, dall'altro non ci vede a crescita zero rispetto all'anno precedente, cosa che abbiamo temuto dopo il difficile momento che abbiamo vissuto nei mesi immediatamente successivi all'estate. Il forte rallentamento dell'automotive sta pesando in maniera considerevole, soprattutto per le fonderie di ghisa, che subiscono l'arretramento più evidente. Chi lavora per l'auto sta vivendo un clima di incertezza generalizzato: gli ordini per i progetti tradizionali si sono fermati, e quelli per i nuovi tardano ad arrivare, dato che non è ancora chiaro quale direzione prenderà il comparto dell'auto". "La transizione - afferma - verso la mobilità sostenibile è iniziata e sarà un tema chiave dei prossimi anni. Noi siamo pronti ad affrontarla, ma a oggi non sappiamo ancora come sarà il futuro. Per le fonderie quello dell'automotive è un mercato chiave: il 32% dei getti di ghisa e addirittura il 57% di quelli non ferrosi sono destinati a questo comparto e le scelte dei nostri clienti, pesantemente influenzate dalle politiche europee in tema di emissioni, orienteranno il nostro futuro e quello di tutta la filiera dell'auto. Pensiamo solo alle conseguenze che ha avuto l'introduzione del nuovo sistema di omologazione wltp: l'industria dell'auto tedesca ha fatto fatica ad adeguarsi al nuovo standard, con un calo delle immatricolazioni in Germania del 9% circa nell'ultimo trimestre del 2018. Questo ha portato ripercussioni molto negative per tutti i componentisti, incluse le fonderie italiane, per le quali la Germania è un mercato chiave". A livello disaggregato, la ghisa arretra di tre punti e vede il proprio indice destagionalizzato ripiegare a quota 100, dopo i 103 del terzo trimestre e i 105 del momento migliore del 2018, il secondo quarto. I non ferrosi non riescono a recuperare i livelli medi del 2017: il valore di 99 punti sancisce una ripresa sul terzo trimestre, che aveva segnato un arretramento a 97 punti, ma anche un mancato recupero sull'anno precedente, che esaurisce il buon esordio dei primi due trimestri del 2018, rispettivamente a 107 e 104 punti. Il comparto dell'acciaio, invece, è in controtendenza: il 2018 ha consentito il recupero dei livelli del 2017, 'l'annus horribilis' per queste fonderie. L'indice si colloca sopra i 100 punti lungo tutti i trimestri e, nel quarto, guadagna ulteriori posizioni raggiungendo il suo picco massimo, pari a 116, successivo a due periodi in lieve calo (111 punti il terzo trimestre, 114 il secondo). La tendenza complessiva, dopo l'ultima rilevazione, parla chiaro ed è negativa: non solo, nell'ultimo quarto, il differenziale fra questo e il rispettivo periodo del 2017 è pari al -5,4%, ma rappresenta un ulteriore ribasso sull'andamento generale, successivo ai continui assottigliamenti dei valori tendenziali dei trimestri precedenti, partiti con il +7,9% del primo trimestre, il +6,7% del secondo e ridottisi al +2,0% del terzo. Non è stato sufficiente il risicato recupero del +0,1% del quarto trimestre su quello precedente, troppo esiguo per recuperare il -4,2% del terzo periodo sul secondo ed il -0,7% del secondo sul primo. La fiducia delle aziende che hanno risposto all'indagine non riprende quota e rimane piuttosto bassa, a 42,2 punti. Per quanto in lieve recupero rispetto ai 40,6 punti del trimestre precedente, sono lontani i tempi in cui l'indicatore era al di sopra dei 50 punti, come nel primo periodo dell'anno (62,5) e nel secondo (51,6). Anche in questo caso i comparti denotano situazioni differenti. Le incidenze estreme aumentano il loro peso: da un lato, aumentano le aziende ottimiste sul breve periodo (12,5%) ma, dall'altro, cresce anche l'incidenza di chi ha un'opinione su un quadro congiunturale negativo (28,1%); la maggioranza delle fonderie, tuttavia, crede in un quadro stabile (59,4%). Anche il fatturato è in flessione, rispetto ai trimestri precedenti, ma rimane sopra la media del 2017. Su base annua si registra un +6,7%, con la ghisa a +7,9%, l'acciaio a +13,5% e i non ferrosi a +4,4%. In termini destagionalizzati, l'indice perde altri 5 punti, nel quarto trimestre 2018, e si attesta a 103 grandezze: meno del primo periodo dell'anno (105) e in progressione negativa rispetto ai 110 punti del secondo trimestre e ai 108 del terzo. In termini tendenziali, l'andamento ribassista è ancora più evidente e non fa presagire nulla di buono: si manifesta, dopo tre trimestri positivi, una perdita del -1,7% sul quarto trimestre del 2017. Il picco di crescita si è registrato nel secondo quarto, con il +12,9%, per poi scivolare al +4,0% del terzo trimestre. La spinta congiunturale si era già spenta dopo l'estate: il -1,7% di flessione del terzo trimestre sul secondo è stato solo l'annuncio di un calo peggiore che si è manifestato nell'ultimo quarto, pari al -4,3%. Il confronto con la quota estera vede un maggiore contributo di questa rispetto alla domanda interna: il fatturato totale termina l'anno a 103 punti sull'indice destagionalizzato con base fissa la media del 2017, mentre la domanda estera è superiore, a 108. Entrambe risultano in flessione dal terzo trimestre, momento in cui si è anche registrato il superamento dei livelli della componente estera su quella complessiva. I due principali mercati di riferimento, la meccanica e i mezzi di trasporto, presentano due dinamiche differenti: la prima risulta in crescita sulla media 2017, mentre la seconda subisce un forte contraccolpo. L'indice destagionalizzato della meccanica risale a 114 punti, dopo una flessione a 109 del terzo trimestre 2018 e nell'ambito di un esercizio che è rimasto sempre al di sopra dei livelli dell'anno precedente; il risultato dell'ultimo quarto è la seconda migliore performance del 2018. Non è così per i mezzi di trasporto che, oltre a fare un balzo verso il basso di 10 punti sull'indice, oltrepassa la soglia di riferimento sulla media trimestrale del 2017, 'quota 100', e si pone a 99 punti, spezzando un trend in continua crescita, e su buoni livelli, come quello disegnato fino ai 109 punti del terzo trimestre, picco massimo della serie considerata.