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Giornalistiin prigione:botta e rispostaMaurizio/Facci

L'inviato del Tg5: "Rinunciare alle nostre responsabilità fornisce alibi per zittirci". Il collega di Libero: "Non si può finir dentro per un articolo che non si ha neppure scritto"

Matteo Legnani
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  Su Libero prosegue il dibattito sul caso Sallusti e sulla pena del carcere per i giornalisti. L'inviato del tg5 Pierangelo Maurizio, nel suo intervento sul quotidiano oggi in edicola, si chiede "perché per principio i giornalisti non dovrebbero andare in carcere? Proprio noi che ogni un per due siamo pronti a mandare in ceppi e catene mezzo mondo: di volta in volta, i politici, la malasanità, i celerini che menano... Ecco, è pensabile che i poliziotti o i medici se sbagliano non vadano in galera? Ovviamente no. Forse le parole fanno meno male di una pistola o di un bisturi? Ovviamente no. Anzi, qualche volta di più. Rinunciare alle nostre responsabilità fornisce, come sta fornendo, un alibi per azzopparci e azzittirci un altro po'". Gli risponde Filippo Facci: "Non penso che dovrebbero andarci solo per un articolo (tantomeno per un omesso controllo) e sicuramente non per un caso come quello di Sallusti, che grida vendetta proprio perché i suoi precedenti per omesso controllo (sei in tutto, se ricordo bene) sono incredibilmente inferiori, per numero e qualità, a quelli di altri direttori che nessuno ha mai chiesto che andassero in carcere, anche perché, se fosse successo, la nostra categoria avrebbe fatto i fuochi d'artificio". Leggi gli interventi integrali di Pierangelo Maurizio e Filippo Facci su Libero in edicola oggi 5 dicembre  

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