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Torna il genio di Duilio Cambellotti: la mostra nella storica residenza romana di Mussolini

Gino Coala
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Dalla finestra della casa in via Filippini, a Roma, il piccolo Duilio, quattro anni, guarda assorto tutto quel che gli passa davanti, quel via vai continuo di gente,  la luce che varia con il passare delle ore, ascolta le voci, il fracasso dei carri, dei tram. E' il 1880, la città è vivace e in espansione. La campagna fa ancora capolino tra piazze e vie e appena passate le grandi porte si entra in regioni misteriose, in mondi inesplorati, che Duilio adulto percorrerà per intere giornate. Ora però già vede continuamente passare sulle strade intorno a casa sua animali - cavalli,  vacche, buoi, capre, pecore,  galline, cani - e gente che viene da quelle terre sterminate,  contadini, pastori, fattori...Un mondo ricco di forme e di colori che si animerà ben presto nei suoi disegni, dipinti, terracotte,  statue, bozzetti, fregi, vetrate,  persino mobili, spille, piatti. Tutto ciò che un artista può immaginare di poter creare, di poter far uscire dalla mente e dalle mani. Quel bambino diventerà Duilio Cambellotti,  geniale, versatile,  anticipatore. Ma anche messo in ombra: in parte dalla sua predisposizione a non aggregarsi ad alcun gruppo, sodalizio o conventicola,  di non sentirsi parte della sacra cerchia degli "artisti" e intellettuali. Di sentirsi sempre, fin dal principio, un  autodidatta che non finisce mai di stupirsi e di imparare. E poi gli sono pesati addosso, per decenni, il favore e l'ammirazione che ha nutrito per la sua opera il regime fascista. Durante il Ventennio gli fioccano commissioni e richieste, molte anche da parte di enti e istituzioni pubbliche. Piacevano i temi che richiamavano l'amore per la terra, per la gloria della storia e della mitologia d'Italia, per la classicità.  Ma in lui non si trasformavano in ideologia e retorica.  Era la realizzazione plastica del suo mondo interiore che si specchiava nello sguardo attento alla realtà.  A Cambellotti  ora è dedicata una interessante mostra, allestita nelle sedi museali di Villa Torlonia, a Roma, luogo magico e ricco di richiami storici, dal suo passato di tenuta principesca a residenza del Duce e della sua famiglia. La mostra, in corso fino all'11 novembre, si intitola "Duilio Cambellotti.  Mito, sogno, realtà", è promossa da Roma Capitale e curata da Daniela Fonti, responsabile dell'Archivio dell'Opera di Duilio Cambellotti e da Francesco Tetro, ideatore e direttore del Museo Civico Duilio Cambellotti di Latina. La rassegna riesce a dare l'idea del lavoro immenso e multiforme di un autentico maestro. Accanto alle figure ieratiche e monumentali dei cicli per Littoria (Latina) o del Palazzo dell'acquedotto di Bari (1930- 1931) , accanto alle scenografie così moderne ideate per il teatro  -meravigliose quelle per il teatro greco di Siracusa,  delle quali si possono contemplare, nella mostra, i bozzetti e i costumi -  si   agitano le paludi, le acque, le boscaglie dell'Agro Pontino, che digradano verso il mare, il Tirreno mitologico, con i suoi dolenti abitanti, i contadini sfiancati da febbri e povertà,  i butteri solitari che appaiono come fantasmi, madri che portano sul capo le bare dei figli bambini appena morti.  di Caterina Maniaci

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