"La Fragilità degli angeli", un noir tra le strade di Firenze che colpisce dritto allo stomaco
Gli angeli saranno pure fragili, ma gli scrittori di gialli, anzi di romanzi gialli (nonostante le case editrici insistano e persistano nell'usare il termine noir, decisamente più chic, ma non corrispondente al vero) sanno renderli forti. Anzi, robusti. Come lo è la terza prova letteraria di Gigi Paoli (amici, colleghi, omonimi ma non parenti), cronista fiorentino del quotidiano la Nazione, figlio d'arte, e scrittore dalla penna sempre calda. Merce rara di questi tempi. “La fragilità degli Angeli”, edito da Giunti, porta il lettore per le strade di Firenze, quinta crepuscolare della terza avventura del cronista di giudiziaria (come lo è stato nella realtà l'amico e collega Gigi) Carlo Alberto Marchi, alle prese con la scomparsa di un bambino e con una lettera di minacce che colpisce dritti allo stomaco. Per chi ha figli non sarà difficile partecipare anche emotivamente alla storia, aderendo ai pensieri del personaggio principale, padre separato e giornalista a tempo pieno, dunque con due mondi inconciliabili fra loro. Mentre chi è single o senza prole, troverà il modo per comprendere, o intuire, certi meccanismi mentali dell'essere genitore. Il personaggio della figlia Donata, severa censore del padre ma già pronta ad affrontare il mondo, vale, da sola, un pezzo dell'opera. Particolari, questi, di grande importanza. Con la storia parallela al giallo vero e proprio, Paoli porta il testo sopra l'asticella, rendendo buono il salto. Insomma, un romanzo giallo centrato e avvincente, dove è possibile adottare anche uno degli altri personaggi, dal poliziotto al magistrato, tanta è la loro aderenza alla realtà. Non sempre la cosa accade. Il verosimile che assomiglia terribilmente al vero, frutto del quotidiano esercizio del mestiere, è un sano esercizio di stile. E il trasferimento sulla carta scritta di tutto ciò non sempre riesce. Stavolta il bersaglio è centrato. Rispetto alle prove precedenti anche affinato, tanto da renderlo una cifra personale dello scrittore-cronista. Al quale piacciono anche le sottili variazioni sulla realtà, rendendo temporalmente vivo il libro. Il poliziotto che ricorda i fatti, e i misfatti, del G8 di Genova, il funzionario dello Stato fedele al grande magistrato con il quale ha lavorato a stretto contatto di gomito al punto da scegliere un incarico minore per non tradirne la memoria. Il flashback sulle storie del mostro di Firenze, capitolo mai davvero chiuso per i fiorentini nonostante le verità, per qualcuno presunte, giudiziarie. Particolari, frammenti, tasselli, capaci di arricchire, senza mai appesantire, il romanzo giallo di Paoli. Che rende gli angeli così forti da far apparire noi, mortali lettori, deboli e vulnerabili. Come solo riesce a fare un ottimo romanzo giallo. di Enrico Paoli