Un polverone di polemiche si è sollevato questa mattina sui media turchi e in rete, dopo nella notte il microfono del presidente Recep Tayyip Erdogan si è spento, troncando il finale dell'intervento dello stesso leader nella conferenza di Alto Livello sulla Palestina di New York, evento preparatorio all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Assemblea generale a cui interverranno nelle prossime ore anche il presidente americano Donald Trump e la premier italiana Giorgia Meloni.
La fine anticipata dell'intervento di Erdogan ha scatenato polemiche, botta e risposta e reazioni opposte nei media e sulle pagine social del Paese, divisi come sempre tra la difesa a spada tratta del presidente e la critica esasperata di quest'ultimo. "Sabotaggio" è un termine che hanno utilizzato i media molto, forse troppo, vicini al governo turco. Giornali come Yeni Safak e Yeni Akit, con le rispettive pagine social hanno bollato la chiusura del microfono come un "atto deliberato", compiuto "nell'interesse degli Usa e di Israele", contro un leader che "è stato l'unico a mostrare coraggio nella difesa dei palestinesi" e che ha "sempre sostenuto la prospettiva dei due Stati".
La chiusura del microfono ha scatenato anche l'ironia dell'opposizione delle numerose pagine Instagram che non perdono occasione per attaccare Erdogan. Diversi i commenti, molti ironici, accompagnati da frasi di scherno come "ripete le stesse frasi da due anni", "era inutile farlo continuare, tutti sanno già cosa avrebbe detto", "ora magari abbandona le chiacchiere e passa a fare qualcosa di concreto". Un tentativo di mettere fine a una discussione che nella mattinata di oggi ha assunto una dimensione forse eccessiva, dinamica cui la politica turca non è affatto estranea, è stato fatto dal ministero delle comunicazioni di Ankara. Quest'ultimo ha emesso una nota in cui ha specificato che il microfono è stato spento quando il tempo massimo, vale a dire 5 minuti, destinato agli interventi, era stato raggiunto. Niente sabotaggio, niente complotto, ma solo rispetto delle procedure.
Ha invece difeso l'Onu il segretario generale Antonio Guterres: "Siamo entrati in un'epoca di scompiglio irresponsabile e sofferenza umana incessante. Guardatevi intorno: i principi delle Nazioni Unite che avete contribuito a stabilire sono sotto assedio", ha dichiarato durante il discorso di apertura dell'Assemblea dell'Onu. "Ascoltate - ha dichiarato all'Aula - i pilastri della pace e del progresso stanno cedendo sotto il peso dell'impunità, delle disuguaglianze e dell'indifferenza. Che tipo di mondo vogliamo costruire insieme, eccellenze? Abbiamo molto lavoro da fare, mentre ci viene tolta la possibilità di farlo", ha dichiarato Guterres. "Nazioni sovrane invase, la fame usata come arma, la verità messa a tacere, fumo che sale dalle città bombardate, rabbia crescente in società frammentate, mari che si alzano, coste che scompaiono: ognuno di questi è un segnale, ognuno una domanda - che tipo di mondo vogliamo scegliere?".
"Ora è il tempo di fare le scelte - ha detto nella parte finale del suo discorso Guterres - di investire nelle Nazioni Unite. Io sono cresciuto nell'oscurità della dittatura, dove la paura silenziava le voci e la speranza, ma poi ho scoperto che la verità non mi ha mai lasciato". "Il potere - ha aggiunto - non risiede nelle mani di coloro che dominano o dividono, ma nella nostra determinazione a resistere, a perseverare e a rifiutarci di arrendersi. Io - ha concluso suscitando applausi - non mi arrenderò mai".