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Fini a Bossi: rispetti l'Italia

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Il Senatur: meglio se taceva

Albina Perri
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“Porti rispetto per l'Italia”. “Meglio se taceva”. E' il botta e risposta tra il presidente della Camera Gianfranco e Umberto Bossi per le polemiche sollevato dopo il discorso di Venezia del ministro per le Riforme sull'inno d'Italia e la categoria dei professori meridionali. Si tratta soltanto dell'ultimo scambio di battute di una lunga giornata politica. Fini è stato il primo esponente della maggioranza a scontrarsi con Bossi: “Un ministro ha un dovere supplementare di rispetto. Nessuno, men che meno un ministro, deve pronunciare parole che possano offendere il sentimento nazionale. L'inno nazionale, al di là delle strofe e della parole, rappresenta per il popolo italiano l'elemento distintivo”. Il capo dei leghisti non l'ha presa troppo bene: “Fini poteva non intervenire, che era meglio. Le polemiche sull'inno di Mameli sono strumentalizzazioni. C'è scritto che pure che ‘i bimbi d'Italia si chiaman balilla'”. In serata, riferiscono alcune fonti parlamentari del Popolo della libertà, Berlusconi avrebbe chiamato il ministro. Poi ha rassicurato i suoi: "L'alleanza è solida". Sul fronte dell'opposizione, nel giro di poche ore Bossi era passato dall'essere l'interlocutore più affidabile a nemico giurato per Walter Veltroni, ma a quanto pare la cosa non aveva dato più di tanto fastidio al Senatùr che nel pomeriggio aveva rincarato la dose, aggiungendo che alla canzone di Mameli preferisce di gran lunga la “Canzone del Piave”, perché è “una canzone di popolo, più vicina alla gente”. “Mi aspetto una chiarissima, netta e non scherzosa presa di distanza dal presidente del Consiglio”, ha dichiarato il numero uno del Partito democratico. “Non si può dire, come sostanzialmente fa il premier, che è un ragazzotto esuberante” ha continuato chiedendo anche l'intervento dei presidenti di Camera e Senato, Gianfranco Fini e Renato Schifani. “Metto insieme parole e gesti di Bossi e la frase del capogruppo del Pdl Gasparri che ha definito il Csm una cloaca, e mi chiedo: ‘Si possono rubricare sotto la specie dei moderati?'. No, siamo di fronte alla estremizzazione del conflitto permanente contro tutti i soggetti istituzionali e politici”. C'è anche chi è già passato all'azione o per lo meno ha mostrato di volerlo fare. Il consigliere comunale di Roma del Pd Athos De Luca ha denunciato Bossi per vilipendio alla bandiera: “Bossi non è nuovo a queste ingiurie e a questo tipo di manifestazioni di odio viscerale, volgare e intollerabile contro la Repubblica. Non è più ammissibile che ancora oggi in veste di ministro lanci ingiurie pubblicamente e ostentatamente verso un emblema dello Stato quale l'inno nazionale”. La risposta arriva da Ettore Pirovano che chiede di togliere dall'inno di Mameli la frase “…che schiava di Roma”. Francesco Storace della Destra ha definito una “offesa” al sud e all'Italia le sparate del ministro delle Riforme. Ironico il commento di Daniele Capezzone, portavoce di Forza Italia: “Ma come? Bossi non era, fino a ieri, l'interlocutore privilegiato della sinistra? E oggi, improvvisamente, il Pd lo demonizza?”. “Mi spiace davvero che il segretario del Pd, sperando di affrontare così le sue crescenti difficoltà, non trovi di meglio che mettersi a fare propaganda su un gesto o su una frase più o meno felice o paradossale di Umberto Bossi”, ha aggiunto Capezzone riferendosi agli ostacoli tutti interni al Pd che Veltroni è costretto ad affrontare.

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