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Pakistan, cristiano arso vivo

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Non si voleva convertire all'islam

Eleonora Crisafulli
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L'autista di una ricca famiglia della città pakistana di Rawalpindi è stato bruciato vivo da un gruppo di estremisti musulmani. La sua colpa quella di essersi rifiutato di convertirsi all'Islam. Secondo quanto riferisce il giornale online "Pakistan Christian Post", Arshad Masih, 38 anni, è morto questa notte all'ospedale Sacra Famiglia dove era ricoverato, dopo aver subito ustioni sull'80% del corpo lo scorso venerdì. Quel giorno un'altra tragedia si è consumata: la moglie dell'autista, Martha Bibi, domestica della stessa famiglia per cui lavorava il marito, è stata stuprata da alcuni poliziotti della caserma dove era andata per denunciare il caso. La violenza è avvenuta davanti ai tre figli di età compresa fra 7 e 12 anni. La coppia prestava servizio alla famiglia dal 2005. Negli ultimi tempi i due erano stati accusati di un furto in casa e ulteriori dissapori erano emersi per questioni religiose. Masih aveva ricevuto pressioni da parte del suo datore di lavoro per convertirsi, ma lui si sarebbe rifiutato. Le organizzazioni cristiane locali si sono mobilitate ieri chiedendo al governo della provincia del Punjab di punire i responsabili dell'omicidio e avviare un'inchiesta sulla violenza sessuale.

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