Scajola resiste
Il ministro convoca i giornalisti in mattinata. l'Idv presenta mozione di sfiducia. Di Pietro: situazione gravissima. Il governo pensa al rimpasto
Il ministro Claudio Scajola resiste e non molla. Le dimissioni sono questione di tempo, dicevano le voci del Palazzo. E invece no. Lui fa sapere che non solo non lascia, ma raddoppia: querelerà i giornali che hanno usato il caso, perché è 2vittima di un processo mediatico". Il ministro dice che non andrà nemmeno in Parlamento a breve: prima vuole essere ascoltato dai pm, come persona informata sui fatti. L'incontro con i magistrati è fissato per il 14 maggio. Con calma, insomma. Scajola dunque cerca di far smontare la panna. La maggioranza gli ha dato fiducia, finiani a parte. Da fronteggiare ci sono Pd e Idv. In mattinata, comunque, parlerà con i giornalisti: finalmente si capirà quale linea ha deciso di adottare. Difendersi da ministro o da normale cittadino. (Leggi la testimonianza del tunisino che portava assegni per Balducci) Antonio Di Pietro, infatti, ha depositato una mozione di sfiducia. Se si andasse alla discussione e i finiani appoggiassero l'Idv, il ministro potrebbe portare guai al governo. La possibilità è concreta, viste le dichiarazioni del finiano Fabio Granata: "Sarebbe giusto che il ministro Scajola chiarisse in Parlamento". L'esecutivo difende il ministro. Berlusconi in persona aveva già rifiutato le dimissioni presentate all'indomani delle prime indiscrezioni sullo strano passaggio di assegni del ministro. Il Pdl ufficialmente fa quadrato. Il ministro degli Esteri Franco Frattini non ha dubbi: Scajola "ha detto a tutti che ha la coscienza posto e io gli credo senza riserva", commenta. Gianfranco Rotondi accusa l'opposizione di alzare "un polverone in maniera del tutto strumentale". Per Ignazio La Russa, ministro della Difesa e coordinatore Pdl, "è veramente incredibile che senza che ci sia un comportamento penalmente rilevante si chiedano le dimissioni di un ministro sulla scorta di notizie non controllate". Mi trovo sottoposto di fatto ad un vero e proprio processo mediatico che si basa su dichiarazioni rese da terzi il cui contenuto mi è ignoto ed in una vicenda nella quale l'unico dato realmente certo è che non sono indagato D'altra parte il Pd è compatto, e ha chiesto formalmente al ministro di riferire al parlamento sulla vicenda in cui è coinvolto. I presidenti gruppi Pd di Camera e Senato, Dario Franceschini e Anna Finocchiaro, hanno annunciato in una nota congiunta di avere scritto in proposito a Gianfranco Fini e Renato Schifani. La dichiarazione di Scajola- Il ministro ha risposto così: "Mi trovo sottoposto di fatto ad un vero e proprio processo mediatico che si basa su dichiarazioni rese da terzi il cui contenuto mi è ignoto ed in una vicenda nella quale l'unico dato realmente certo è che non sono indagato". E in questa situazione, "nella quale la mia persona è quotidianamente 'infangatà, ho dato mandato al mio legale di intraprendere tutte le iniziative che si renderanno necessarie a mia tutela". Infine, afferma Scajola, "preciso che un mio intervento alle Camere, così come richiesto dai capigruppo del Partito democratico, sarà possibile dopo la mia audizione come persona informata sui fatti, già fissata con la Procura della Repubblica di Perugia". L'inchiesta- Scajola sarà ascoltato il 14 maggio dai magistrati di Perugia come persona informata sui fatti. Il nome di Scajola è stato fatto, secondo quanto ricostruito, dall'architetto Angelo Zampolini in merito all'acquisto di un appartamento a Roma per la figlia - in un periodo in cui Scajola non era ancora ministro - effettuato tramite il versamento di 900mila euro all'imprenditore Diego Anemone, una delle persone arrestate nell'ambito dell'inchiesta sugli appalti per il G8. Il ministro ha, sin da subito, negato decisamente ogni addebito. Oggi i legali di Anemone hanno smentito l'esistenza di questi "fondi neri" ma, sempre secondo quanto riferiscono i giornali, Zampolini avrebbe confermato la propria tesi circa il coinvolgimento di Scajola, raccontando di avere portato, il giorno del rogito per l'acquisto della casa, gli assegni circolari direttamente al ministero, dove si doveva stipulare l'atto.