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Onda nera: in arrivo soccorsi senza precedenti

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La BP dice che la colpa è anche della Transocean, gestore della piattaforma

Tatiana Necchi
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Il miglioramento delle condizioni meteorologiche sta facilitando il compito delle squadre di soccorso impegnate a contrastare la marea nera nel Golfo del Messico, mentre la compagnia petrolifera Bp si prepara a lanciare un'operazione senza precedenti per contenere la fuoriuscita di greggio, stimata in 100mila barili al giorno. «Oggi imbarcheremo sulla nave una cupola che speriamo di potere installare entro una settimana sulle falle» ha affermato Doug Suttles, il capo delle operazioni della società petrolifera britannica Bp che gestisce la piattaforma offshore "Deep Water Horizon", all'origine del disastro ambientale. Questa cupola, di 70 tonnellate, dovrà essere posata sul fondo dell'oceano a 1500 metri di profondità: è la prima delle tre che saranno installate sulle falle per permettere di recuperare il greggio e di aspirarlo grazie a una nave di perforazione, Enterprise situata sulla superficie. Ma gli aiuti non si stanno fermando: compagnie specializzate nel fermare le fuoriuscite di petrolio stanno arrivando con i loro esperti dalla Costa Ovest e dall'Alaska che, dopo il disastro della Exxon Valdez ha acquisito grandi capacità nell'affrontare disastri del genere. Lo riferisce il quotidiano di New Orleans, Nola, nella sua versione online. «Il fatto che stiano per arrivare esperti da così lontano dimostra che le autorità hanno capito quanto sia grave il problema e quanto tempo ci vorrà per risolverlo», ha detto Steve Finch, dirigente della Nwff Environmental, una delle società che ha inviato sul luogo del disastro propri esperti quattro giorni dopo l'esplosione. Alyeska, il consorzio di cui fa parte anche Bp e che gestisce l'oleodotto trans-Alaska, ha da parte sua spedito nella zona un suo esperto e oltre 70.000 galloni di solventi. Negli ultimi tre giorni, venti forti e il mare agitato avevano impedito alle squadre di soccorso di tentare di arginare la chiazza di greggio che si estende ormai su oltre 200 chilometri di lunghezza e 110 di larghezza. Ieri, la British Petroleum ha assicurato che «pagherà tutti i costi necessari ed appropriati per la bonifica delle zone contaminate dalla marea nera. Bp si assume la responsabilità della risposta alla marea nera, e la ripuliremo _ si legge su un comunicato _ La compagnia si impegna inoltre a pagare tutte le richieste di indennizzo legittime e verificabili per le perdite e i danni dovuti alla marea nera negli Stati della Louisiana, Alabama, Florida e Mississippi».  L'amministratore delegato della compagnia petrolifera, Tony Hayward, ha però affermato che non è stata tutta colpa della BP: «In termini di responsabilità ci tengo a essere chiaro: non è stato un incidente provocato da noi, anche se è nostra responsabilità risolvere il problema della perdita». Non era di Bp infatti l'attrezzatura che ha causato il danno ma della ditta Transocean, gestore della piattaforma di Deepwater Horizon. Tirata in ballo la Transocean non si sbilancia: «Aspettiamo di avere tutti i dati prima di trarre conclusioni», ha detto il portavoce dell'azienda Guy Cantwell. Intanto le previsioni del colosso dell'energia per la risoluzione del problema non sono confortanti. Ci potrebbero infatti volere almeno tre mesi per individuare il punto del pozzo petrolifero da cui è scaturita la perdita e isolarlo. Intanto i primi danni non si fanno attendere. Almeno venti tartarughe marine sono state trovate morte sulle spiagge tra Bay St. Louis a Biloxi. Lo riferisce la stampa locale sottolineando che non è ancora chiaro se gli animali, molti dei quali della specie Kemps ridley in via di estinzione, siano morte a causa della perdita di greggio o per altre cause. Secondo Moby Solangi, direttore dell'Istituto per lo studio dei mammiferi marini di Gulfport, le tartarughe non avevano il guscio coperto di petrolio, ma potrebbero essere comuqnue morte per avere ingerito pesci contaminati. La macchia nera intanto ha toccato terra. Il petrolio fuoriuscito dalla piattaforma della BP ha raggiunto la costa della Louisiana. Il governatore Bobby Jindal ha dichiarato lo stato di emergenza e chiesto l'intervento federale per dislocare 6mila soldati della Guardia nazionale sul territorio interessato dalla catastrofe ambientale.

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