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La Gelmini replica ai cortei

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Sembriamo noi i comunusti

Silvia Tironi
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La scuola protesta, gli insegnanti sfilano, genitori e alunni formano cortei, gli universitari fanno sciopero e scendono in piazza. E la Gelmini che fa? Continua a lavorare. Per il bene dell'istruzione, di cui è ministro. Parla Mariastella Gelmini, risponde alle domande dei giiornalisti, scende in campo ogni giorno per fare vedere che sta lavorando davvero. Arriva persino a dire che "questo governo sembra essere un governo di sinistra per come ha a cuore i bisogni della gente". Non si scompone la ministra. Nenneno di fronte alle continue critiche, fatte dalla gente e dai sinistri politici.  E va avanti. E, all'indomani dell'ennesima giornata di proteste, diffonde punto per punto la sua riforma della scuola, a partire dal maestro unico. "È una formula che esiste in ogni Paese d'Europa", ribasisce, "mentre il cosiddetto 'modulo' è una anomalia tutat italiana". Difende il voto in condotta, che "non ha volontà sanzionatoria, ma di crescita complessiva della persona", Difende il tempo pieno, che "non sarà tagliato. ho 35 anni, non ho figli, ma sono una donna e capisco i problemi delle donne che lavorano, in molti casi per ambizione in altri per necessità. E quindi sarebbe assurdo fare un provvedimento di questo genere. Durante le ore di lezione ci sarà un solo insegnante e gli altri due saranno 'spalmati' in altri orari". Si difende dalle continue frottole dei comunisti: "Si stanno raccontando molte bugie. Si è detto addirittura che ci saranno 87 mila licenziamenti. È tutto frutto di disinformazione, anche le polemiche sulle classi ponte per gli immigrati, proposte in una mozione della Lega: non si tratta di ghettizzare nessuno ma di affrontare il problema dell'aiuto verso chi viene da un paese straniero: sto cercando risorse per fare dei corsi di lingua italiana per i bambini immigrati in difficoltà". E l'università? Anche lei è scesa in piazza. anche lei è scesa nelle vie per protestare. erché anche per gli atenei la Gelmini ha in mente una riforma. Che mira a un "ringiovanimento del corpo docente, perché oggi gli spazi per i giovani sono troppo bassi: e il blocco del turnover non li aiuta. Per questo sto lavorando a un disegno di legge per una riforma del reclutamento dei docenti e dei ricercatori: è meglio ridurre il numero dei dottorati, ma dare opportunità concrete a chi arriva al traguardo di questo titolo di studio". E a proposito de rettori, il ministro vorrebbe "limitarne il numero dei mandati". Non è più ritardabile una riforma della governancedell'università, spiega il ministro, "che vada verso una trasparenza nell'utilizzo delle riforme, una divisione di compiti tra ministero e università e, anche, un numero limitato di mandati per i rettori; 5.500 corsi di laurea sono uno spreco che non ha eguali in Europa e rappresentano una offerta che finisce per non rivolgersi al mondo del lavoro".

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